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La Caporetto politica del Consiglio Comunale. Mai prima si era scesi così in basso

MADDALONI- Quando essere eletti in consiglio comunale significava andare a scuola. Quando, prima di fare un intervento in aula, bisognava studiare (sempre dopo aver imparato a leggere i documenti e il funzionamento della macchina amministrativa). E quando la politica era incontro con la gente, confronto con i problemi del territorio e mediazione non facile tra i tanti interessi di parte. Insomma, l’esatto contrario del post su facebook e dei selfie. Così, l’approdo al Piano regolatore era figlio di un lungo percorso di confronti, rigorosamente pubblico. Oggi, il Puc è diventato un fatto privato. Lo scriviamo da anni: questo consiglio comunale, nella sua interezza e questi gruppi politici, non sono all’altezza dei problemi della città. Per capire come siano cambiati in peggio la città e chi li rappresenta, abbiamo chiesto all’ex sindaco Franco D’Angelo come si è arrivati alla redazione del Prg del 1989 redatto dai tecnici Turco e Marino.

Ma è normale che il Puc venga approvato nel silenzio e che la città non sappia nulla?

Non parliamo di normalità. Questa è la patologia della politica che ha abdicato dalle sue funzioni e rinunciato al suo ruolo. Più che dare risposte, posso porre delle domande: chi ha definito le linee guida e dove sono state discusse? Intendo, in quale luogo pubblico? E se non sono state discusse, valutate, analizzate, sempre in pubblico e non negli studi privati, questo non è il Puc della città di Maddaloni?

Non lo è?

Certo che non lo è. E’ il Puc di un tecnico o di una cerchia ristretta. Ma non della città nella sua accezione più ampia fatta di imprenditori, categorie sociali, movimenti, associazioni.

Ma quando c’era la vituperatissima Prima Repubblica, causa presunta di tutti i mali, come si lavorava?

Sarebbe più corretto dire quanto e come si lavorava. Si lavorava tantissimo. Un esempio su tutti: da vicecapogruppo della Dc sono stato richiamato d’urgenza, il 3 agosto dalle ferie, per un incontro. Uno delle centinaia di confronti tenuti con gli imprenditori, le parti sociali, i commercianti, le associazioni, i partiti tutti, i professionisti. Non la voglio tirare per le lunghe. Dico solo che la Dc pubblicò un libro di quasi 300 pagine dal titolo “Una città possibile” dove ci si interrogava, sulla base di dati concreti, quale dovesse o potesse essere il futuro del territorio.

E il libro del Puc come lo intitolerebbe?

Sarebbe un libro fatto da pagine vuote, dal titolo “La città del mistero e senza futuro”. Un esempio per le nuove generazioni davvero imbarazzante. Se questa è la classe dirigente perché meravigliarsi se i giovani vanno via? Quando eravamo noi nel Consiglio comunale dovevamo confrontarci con professionisti di grande calibro, avvocati di successo e politici di livello nazionale.

E ora?

Si sopravvive. Si fa piccola propaganda. Annunci di finanziamenti, su atti amministrativi banali o ordinari. La politica è altro. Invece, si vive alla giornata. Figurarsi se ci si ha il coraggio o la consapevolezza di interrogarsi su cosa debba essere la Maddaloni del prossimo ventennio.

Siamo arrivati al punto che questo Puc poteva essere redatto anche ad un commissario ad acta?

Ripeto, questo è un Puc tecnico non politico, non della città e non dibattuto. Ma non è un problema dei tecnici. Il problema è che non c’è più la politica. E i risultati lasciano a desiderare.

Il libro sul Piano regolatore comunale redatto dalla Democrazia Cristiana

Redazione