00 3 min 2 anni

MADDALONI- Stop al degrado nelle aree residenziali. Si riaccende lo scontro, mai sopito, con quello che resta dell’ex MF Componenti. Il commissario giudiziale Rampini, in nome e per conto della Mf Componenti Immobiliare e quindi della sezione fallimentare del Tribunale di Milano, ha impugnato lo strumento urbanistico innanzi al Tar della Campania. La nuova destinazione urbanistica del sito con interventi di riqualificazione ambientale, rigenerazione urbana, bonifica per la creazione di servizi, spazi culturali e ovviamente giardini, sarebbe ritenuto lesivo dei diritti della proprietà e della sequela di creditori, che dalla vendita all’asta dell’enorme «cimitero industriale» in via Campolongo (oltre 49 mila metri quadrati, metà dei quali composti da capannoni, più uffici e un campo di calcio), aspettano di generare liquidità per il pagamento del Tfr degli ex dipendenti e di tutti i creditori. Per fermare la rivoluzione urbanistica è stato messo in moto un atto di natura complessa che chiede alla Regione e al Tar della Campania l’annullamento della delibera del Puc. Non è stata chiesta la sospensiva ma il giudizio di merito. Dopo l’abbandono, lo smantellamento del sito, due incendi e la presenza di amianto. E’ stato chiesto un sopralluogo per omessa bonifica e messa in sicurezza. Per l’ente locale i ruderi della vecchia fabbrica non possono più coesistere con un’area residenziale prossima al costruendo policlinico. Il sindaco Andrea De Filippo è durissimo: «Il nostro territorio non è una colonia e non è nelle disponibilità di privati o enti pubblici».

Sindaco ma il commissario giudiziale parla di danno…

Ma quale danno. Siamo seri. Stiamo parlando di numeri cioè di soldi e non di opinioni. Facciamo due conti: da 14 anni, non si trovano acquirenti, per quello che è un cimitero industriale. Il progetto di alienazione immobiliare è stato un fallimento: la base d’asta iniziale,  superiore ai 12 milioni di euro, è scesa a poco più di 1,6 milioni di euro. Pertanto, l’idea di un danno economico è privo di fondamento.

E quindi, che succede?

Ripeto lo sviluppo e la riqualificazione del territorio non può essere subordinato ai desiderata di qualcuno che ignora le esigenze di sviluppo. Il Mezzogiorno non è una colonia. In più, quel sito va messo in sicurezza: il degrado accumulato e la messa in sicurezza per un simile sconcio non è più differibile.

E sulla nuova destinazione urbanistica, che ci dice?

Ma è mai possibile immaginare un sito produttivo industriale, costruito negli anni ’50 del secolo scorso in aperta campagna, attivo in un’area residenziale? E’ immaginabile un’opificio industriale a pochi metri in linea d’aria dal costruendo policlinico? Siamo seri. Lo sviluppo urbanistico non si ferma.

Redazione