00 4 min 3 anni

Dalle prime ore della mattinata del 27 maggio 2021, in Torino, Mappano (TO) e nella provincia di
Cagliari, militari dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione,
nell’ambito dell’operazione “MARCO POLO”, ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa il 10
maggio u.s. dall’Autorità Giudiziaria di Torino a carico di 5 soggetti di nazionalità cinese e a un
decreto di sequestro preventivo di denaro e beni per oltre 85 mila euro.
I provvedimenti vengono eseguiti dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Torino,
supportati dai colleghi dell’Arma territoriale, unitamente a militari del Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo piemontese.
Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere, sfruttamento del lavoro, reati fiscali di
emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.
Il relativo procedimento penale scaturisce da un controllo eseguito il 30 gennaio 2019 dai
Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Torino unitamente a personale dell’ITL e da una
denuncia-querela presentata da cittadini extracomunitari richiedenti asilo, che lamentavano
condizioni di sfruttamento lavorativo quali dipendenti di un’azienda di Torino che si occupava del
confezionamento di pennarelli e penne.
Le indagini permettevano di acclarare che due indagati risultavano amministratori di una società di
Torino che aveva stipulato contratti di fornitura di servizi per il confezionamento di scatole di
pennarelli, penne e matite, con due diverse società committenti. In particolare, la società affidataria
dei lavori, non disponendo di lavoratori dipendenti, poteva vantare un DURC regolare.
In realtà, i lavori venivano subappaltati ad altre imprese amministrate da familiari sodali, i quali
provvedevano ad assumere formalmente i lavoratori che dovevano occuparsi del confezionamento.
Agli oltre 40 lavoratori individuati, tutti extracomunitari e in attesa del rilascio del permesso di
soggiorno/protezione internazionale, veniva corrisposta in maniera reiterata una retribuzione
palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali, sproporzionata rispetto alla quantità del
lavoro prestato (a fronte di 10 ore di lavoro quotidianamente svolte, senza peraltro fruire di riposi
settimanali, venivano riconosciute retribuzioni da 350 ad un massimo di 600 euro mensili, e
comunque in base ai confezionamenti effettuati giornalmente), in violazione dei diritti garantiti e
delle norme in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, approfittando del loro stato di
bisogno.
Le indagini economico-finanziarie svolte dai Finanzieri di Torino hanno inoltre consentito di
individuare i reati tributari contestati a carico degli organizzatori del sistema illecito, mediante
l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tali condotte consentivano sia di
praticare prezzi concorrenziali, sia di perseguire connesse logiche di evasione fiscale, facendo
figurare costi fittizi legati a prestazioni formalmente affidate in sub-appalto ma in realtà facenti
capo unitariamente agli stessi associati. Il profitto di tali reati è stato quantificato in oltre 85mila
euro e per tale importo l’Autorità Giudiziaria ha disposto sequestri su denaro e beni nella
disponibilità degli indagati.
Le indagini svolte si inquadrano nella tutela di ogni forma di lavoro e nel contrasto al fenomeno
delle frodi fiscali, strettamente connesso, che altera le regole della concorrenza tra operatori
economici e sottrae risorse pubbliche alla collettività.

Redazione