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MADDALONI- Dove eravamo rimasti con il “Ponte Vapore”? Attaccati alla riunione del 18 marzo scorso del segretariato generale generale che doveva avallare le procedure di abbattimento e ricostruzione. Poi è arrivata l’emergenza Coronavirus. E sebbene la questione sanitaria non c’entra nulla con le procedure, si è fermato tutto. E adesso? Si è appesi al filo dei protocolli e della burocrazia. In concreto, è cominciato il pressing del comune per ottenere scadenze certe. Dagli ultimi contatti ufficiali, forse e ripetiamo forse, ci sarebbe una svolta. Il segretariato generale tornerà a riunirsi a maggio. Fissato, per la fine di maggio, il termine ultimo e massimo di approvazione delle procedure. Insomma, siamo all’attesa delle’attesa. Si aspetta la fissata della data delle riunione per poi aspettare l’approvazione nell’attesa della comunicazione che permetta di avviare le procedure che consentiranno l’attesa (questa volta breve) dell’avvio del cantiere. E aspettando è stato bruciato un anno. Risale al giugno scorso l’approvazione del progetto da parte del Consiglio Comunale per lavori che dureranno da sei a 12 mesi. Di chi la colpa? Certamente della burocrazia. Quasi un anno per ottenere il placet delle Soprintendenza è un’eternità. Di chi è la colpa? Anche dell’Ufficio tecnico del comune di Maddaloni non attrezzato per una istruttoria rapida ed efficace e imporre la posa in opera di restrizioni di carreggiata a norma e non removibili. Di chi è la colpa? Pure di quanti hanno volontariamente smantellato le restrizioni (concesse dalla Procura della Repubblica) che permettevano comunque il transito delle vetture. Di chi è la colpa? Di chi, dal lontano 2012, ha tenuto nascosto o ha dimenticato le perizie tecniche d’ufficio che segnalavano i pericoli di tenuta delle spalle laterali. Insomma, si è preferito il far west del traffico pesante all’ammodernamento, riqualificazione messa in sicurezza.

Redazione