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MADDALONI- Bene, ma non benissimo. Finalmente riaperto il cantiere, ma non rilanciati i lavori di ricostruzione delle casa comunale. E’ uno dei massimi simboli dell’inettitudine amministrativa, dell’inadeguatezza nella gestione delle opere pubbliche e dei contenziosi del territorio da additare al pubblico ludibrio per i funzionari e gli amministratori comunali. Adesso, dopo la maggioranza o meglio l’amministrazione comunale (che ha tenuto un vertice con tecnici e impresa sui cantieri lumaca), anche l’opposizione si sta accorgendo del riavvio, eccessivamente al rilento, della ricostruzione attesa da otto anni.

Angelo Tonneriello

Consigliere Tenneriello hanno riaperto i cantieri lumaca di un’opera attesa da otto anni. Insomma, è la maledizione di essere maddalonesi?

E’ la maledizione di una gestione di un’opera pubblica nata male, gestita malissimo e che stenta a decollare. Francamente, in quasi due mesi, nemmeno l’area cantiere sembra essere attrezzata secondo norma. Sembra che si sia rimessa in moto un’auto ingolfata che cammina con il freno a mano tirato. Inaccettabile alla luce dei soldi investiti fino ad ora e dei danni ambientali.

Cosa la sconcerta di più?

Era stato detto che, cancellati i servizi di geotermia, doveva essere riempita la base, installato il ponteggio obbligatorio e avviata la ricostruzione delle parti mancanti.

Invece?

Invece. il cantiere è semi-allestito sebbene sia stato ripulito. Il ponteggio non c’è. E sono stati avviati timidi lavori di chiusura-tramezzatura del primo piano così per dare un segnale di vita. Ma se si andrà avanti così, cioè intendo con questo ritmo o velocità, per completare l’opera (strutture in cemento armato, in muratura, servizi) ci vorranno altri dieci anni.

Quindi cosa chiede?

Sia reso pubblico il vero cronoprogramma delle opere che spero siano accelerate. L città deve sapere. Non è un intervento di edilizia privata. Stiamo ricostruendo il palazzo di città nel cuore del centro urbano. Fuori le carte. Visti tutti gli anni passati un simile intervento doveva essere pubblicizzato, spiegato, realizzato sotto i riflettori dell’intera comunità. Fuori le carte e i progetti per quello che dovrebbe essere il simbolo di rinascita o uno spartiacque tra un passato da cancellare un futuro dignitoso da consegnare ai nostri figli. Nulla di tutto questo: impera il silenzio, rotto periodicamente dal vocione tonante del sindaco per il solito generico annuncio. E’ davvero troppo poco. Serve una scossa da questo torpore e una accelerazione vera dei lavori.

Che fa? Incita il sindaco?

Io sono il personal trainer di De Filippo, colui che cura la sua forma politica-ammnistrativa che è messa in serio pericolo dalla sua soporifera e paludata maggioranza arcobaleno. Gli abbiamo detto in consiglio comunale: abbi il coraggio di scelte coraggiose e ti sosterremo. Non ci siamo: per la ricostruzione della casa comunale c’è bisogno di scelte coraggiose e tassative.

Il suo tono ha anche accenti polemici?

Necessariamente. Al sindaco, che ci accusa di essere affetti da “autismo politico” o incapacità di articolare un pensiero politico complesso e fondato, io rimprovero un “autismo amministrativo”. Cioè l’incapacità di uscire dai circuiti autoreferenziali in cui si è blindato. Apra le porte. Apra il comune. Non tema il confronto con chi ha un pensiero diverso dal suo suo. Abbia il coraggio di spezzare consolidate abitudini che sono quelle che alimentano il consenso dei soliti noti della politica locale che riproducono se stessi di generazione in generazione. Faccia scelte amministrative con scadenze certe spezzando la catena dell’attesa permanente di atti inafferrabili in perenne divenire. Ci vuole coraggio a partire dalla ricostruzione del comune. Al sindaco latinista, e in ossequio a cotanto cognome, diciamo: abbi coraggio ovvero “Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle”.

Redazione