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MADDALONI- Si è rimesso o si sta per rimettersi in moto l’attività di movimento terra nell’area dove sorgerà il casello autostradale sull’A30. «Dopo i miei appelli –annuncia il sindaco Andrea de Filippo- ci siamo battuti contro il rischio rallentamento dei lavori per l’assenza di un chiaro disciplinare per le procedure di scavo da parte della Sovrintendenza». E così sarà: sull’intera area, dove furono trovate tracce di vestigia romane e impronte di carri, sono state imposte procedure di movimenti terra sotto la supervisione di archeologi. E adesso analoghe procedure sono in atto, sempre il ritrovamento di altre vestigia archeologiche, per l’apertura dei nuovi cantieri per la costruzione della linea per i treni dell’Alta Capacità ferroviaria Napoli-Bari. Solo sul territorio di Maddaloni. Dopo gli interventi di sminamento e gli atti di prospezione geotecnica, sono state completate le prove di resistenza e risposta alle vibrazioni dei suoli e rilevamenti o prelievi sulla falda freatica. Chiusa pure la fase di organizzazione logistica dei cantieri  delle aree di betonaggio per il lotto Cancello-Frasso Telesino (affidato al Consorzio Pizzarotti-Itinera-Ghella per complessivi 312 milioni di euro investimento). Il fatto nuovo è che, in prossimità di via Carmignano, sono stati ritrovate nell’area vasta di ricerca frammenti di mura in opus incertum di non chiara datazione. Sono in corso valutazioni, con i tecnici della Sovrintendenza, sull’entità, la consistenza e il valore di eventuali ritrovamenti. In caso di rilevanza archeologica, se emergenze sconosciute rese note solo grazie agli scavi in atto, si prospetta un progetto tipo “Bosco rotto due”: cioè la messa a vista e protezione delle vestigia come già è accaduto per una villa romana nello scalo merci Maddaloni-Marcianise. . «E’ vero –spiega l’ingegnere Nicola Corbo, consulente tecnico per la Bari-Napoli del comune di Valle di Maddaloni- che ci sono state elle prospezioni archeologiche su vasta scala. Ma queste, che non intercettano, il tracciato ferroviario in senso stretto, saranno sottoposte all’attenzione degli studiosi che così avranno l’opportunità scientifica di valorizzare al meglio i ritrovamenti e utilizzare le eventuali informazioni archeologiche che, senza gli scavi, mai sarebbero potuto essere acquisite».

Redazione