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Grazie al protocollo investigativo siglato nell’ottobre 2017 tra il Comando Provinciale della
Guardia di Finanza e la Procura di Santa Maria Capua Vetere è stata data – tra l’altro –
concreta attuazione alla previsione normativa sancita nell’art. 36 del dpr 600 del 1973
secondo cui gli organi inquirenti comunicano alla Guardia di Finanza i fatti accertati che
costituiscono anche una violazione alle norme tributarie.
Il caso più diffuso di applicazione del flusso informativo in parola è proprio quello dei proventi
illeciti derivanti dalla commissione di reati a sfondo economico patrimoniale come le truffe a
danno della pubblica amministrazione e le condotte corruttive, atteso che ai sensi dell’art.
14 della legge 537 del 1993 anche questi “guadagni” illeciti devono essere tassati, a
prescindere dall’eventuale sequestro di beni, anche per equivalente, disposto dall’Autorità
Giudiziaria in diversi e successivi periodi d’imposta.
Il principio sotteso al sopra delineato quadro normativo è quello per cui anche i proventi
illegali nel momento in cui sono percepiti e fintanto non siano recuperati al patrimonio
pubblico creano ricchezza occulta per il beneficiario e quindi determinano il conseguente
obbligo di pagarci le relative tasse, secondo il principio costituzionale della progressività che
caratterizza il nostro sistema tributario.
Così dopo la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio di ottobre 2017 il
Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha richiesto gli atti dell’indagine
sulla corruzione nell’aggiudicazione e nel controllo degli appalti dell’ospedale di Caserta in
cui venivano ricostruite molteplici condotte illecite commesse dalla dirigenza della struttura
ospedaliera fino al 2014.
In particolare è stata presa in esame, sotto il profilo tributario, la posizione di C.I., all’epoca
dei fatti Direttore Sanitario prima, e Direttore Medico di Presidio dopo, nonché Responsabile
della regolare esecuzione dei contratti dell’Azienda Sanitaria S. Anna e S. Sebastiano di
Caserta, e di P.P., già Responsabile del settore funzionale servizi appaltati, all’epoca dei
fatti in pensione ma assiduamente presente negli uffici amministrativi dell’ospedale quale
“collaboratore personale” del dirigente con lui coindagato.
Ai due la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha contestato – tra l’altro – di aver ricevuto
oltre 150.000,00 euro sotto forma di tangenti e buoni carburante in cambio del loro
interessamento teso a garantire la celere liquidazione delle fatture emesse dalla società
appaltatrice del servizio di “lavaggio, noleggio disinfezione e sterilizzazione di biancheria
per campo operatorio” nonché per omettere reiteratamente di contestare per iscritto le
violazioni e gli inadempimenti contrattuali dei quali avevano piena conoscenza o addirittura
di cui erano partecipi, evitando in tal modo alla ditta fornitrice l’applicazione delle penali o la
risoluzione del contratto.
I finanzieri del Gruppo di Aversa e della Compagnia di Caserta, sulla base di tali risultanze
investigative hanno quindi avviato specifici controlli fiscali a carico dei due responsabili
recuperando a tassazione la cifra di 75.000 euro ciascuno per la quale ora l’Agenzia delle
Entrate valuterà l’emissione di apposito atto di accertamento finalizzato alla riscossione
delle imposte evase.
L’attività svolta testimonia l’efficacia del sistema di scambio informativo da ultimo
perfezionato tra la Procura di Santa Maria Capua Vetere e la Guardia di Finanza affinché
coloro che si sono illegalmente arricchiti e hanno goduto di ricchezze illecite ed occulte non
solo ne rispondano innanzi al Giudice penale, ma ci paghino anche le tasse dovute, a
beneficio della collettività che, come in questo caso, ha subito per anni i danni sociali delle
loro malefatte.

bocchetti