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Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari e il Comando Provinciale della
Guardia di Finanza di Foggia, unitamente al Servizio Centrale Investigativo
Criminalità Organizzata (SCICO) della Guardia di Finanza e ai Nuclei Operativi
Ecologici dei Carabinieri di Bari e Pescara e con l’ausilio di un elicottero della
Sezione Area della Guardia di Finanza di Bari, hanno eseguito un’ordinanza
emessa dal Tribunale di Bari – Sezione GIP, che ha disposto l’applicazione di nr.
6 misure cautelari personali nei confronti degli appartenenti ad una strutturata
organizzazione criminale, operante tra Campania, Puglia e Abruzzo, dedita al
traffico e allo smaltimento illecito in aree e depositi non autorizzati di ingenti
quantitativi di “rifiuti speciali non pericolosi” che dovevano essere conferiti in
discarica. Contestualmente, con provvedimento d’urgenza della Direzione
Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, sono stati messi i
sigilli ai beni e ai rapporti finanziari degli indagati per un valore di 1.635.282
euro corrispondente alla stima del profitto illecito conseguito.

Rifiuti provenienti prevalentemente dalla provincia di Caserta

Le misure cautelari rappresentano il corollario di un’articolata e complessa
attività di indagine, avviata dai militari della Guardia di Finanza della Compagnia
di San Severo, poi proseguita in stretta sinergia con i Carabinieri del Nucleo
Investigativo di Bari e dei NOE di Bari e Pescara, che ha permesso di disarticolare
un gruppo criminale dedito all’illecito stoccaggio di rifiuti solidi, prevalentemente
provenienti da Comuni della provincia di Caserta, in siti all’aperto o all’interno di
capannoni industriali reperiti nella Provincia di Foggia e di Chieti. I rifiuti misti,
classificabili come scarti della raccolta differenziata – cosiddetti “fine nastro” –
sono stati scaricati e ammassati in capannoni industriali oppure accatastati in
un’area recintata con muri alti oltre 4 metri, allo scopo di evitare che la discarica
abusiva fosse visibile dalla pubblica strada.
Figura apicale e punto di riferimento dell’organizzazione è un imprenditore
pregiudicato di San Severo che, in collaborazione con uno dei suoi fratelli (un
terzo fratello è indagato a piede libero), titolari di imprese nel settore del
recupero di cascami e rottami metallici, e di due imprenditori casertani, anch’essi
fratelli, operanti nel settore dei servizi logistici, ha sistematicamente e
scientemente pianificato nei minimi dettagli, con ripartizione di ruoli e compiti –
anche nel periodo in cui era sottoposto a misura restrittiva domiciliare per reati
della stessa specie accertati in una precedente indagine condotta dall’Arma dei
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PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI
DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA
Carabinieri – il trasporto dalla provincia di Caserta a quella di Foggia e di Chieti
di balle di rifiuti misti, recando grave e perdurante pregiudizio per l’ambiente e
per i siti contaminati nonché destando allarme sociale nelle comunità dei territori
inquinati.
L’attività investigativa ha preso le mosse da un sequestro, eseguito nel marzo
2018 dai finanzieri della Compagnia di San Severo, di una discarica abusiva
realizzata all’interno di un capannone industriale sito in San Severo, dove erano
state illecitamente ammassate 600 tonnellate di eco-balle di rifiuti indifferenziati
riconducibili, come accertato da personale dell’ARPA Puglia e dal Consulente
Tecnico della Procura, a scarti tessili, di plastica, gomma, legno, carta, che
avevano diffuso esalazioni nauseabonde avvertite sin da fine agosto 2017.
L’attività d’indagine che ne è scaturita, in una prima fase diretta dalla Procura di
Foggia, ha permesso di individuare a settembre 2018 una seconda discarica
abusiva all’interno di un’area recintata di circa 3.500 mq, in agro di San Severo,
di proprietà della famiglia dei fratelli sanseveresi indagati, dove erano state
accatastate circa 10.000 tonnellate di balle di scarti di lavorazioni tessili,
mischiati a plastiche ed altri rifiuti comunemente definiti “fine nastro” che nel
tempo avevano rilasciato percolato sul suolo.
Il quadro indiziario che si è andato delineando nel corso delle indagini, ovvero
l’esistenza di un’abituale e sistematica illecita movimentazione di rifiuti speciali
derivanti dallo scarto della raccolta dei rifiuti solidi urbani, provenienti dalla
Campania, finalizzata ad un loro smaltimento in discariche abusive, hanno
determinato il subentro nella direzione delle indagini della competente Procura
Distrettuale Antimafia di Bari.
Le successive attività investigative, nel frattempo co-delegate al Nucleo
Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari, permettevano il
sequestro ad opera di militari dei NOE dei Carabinieri di Bari e Pescara di altre
due discariche abusive di rifiuti speciali non pericolosi, realizzate all’interno di
due capannoni.
Il primo, ubicato nella zona industriale di Vasto (CH), di circa 1.250 mq., dove i
Carabinieri nell’ottobre 2018 si sono imbattuti in un muro di 1.500 tonnellate di
eco-balle alto 6 metri, maleodoranti, in cui erano compattati rifiuti misti,
prevalentemente contenitori e imballaggi anche di sostanze pericolose.
Il secondo capannone, di 1.600 mq., ubicato in agro del comune di Chieuti (FG),
dove nel novembre 2018 sono state rinvenute ammassate a tutt’altezza – per 5
metri – 1.000 tonnellate di eco-balle costituite da scarti degli impianti di
selezione e valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata
urbana. Le vetrate del capannone erano state opportunamente oscurate per
impedire che dall’esterno potessero essere visibili le cataste di rifiuti.
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Complessivamente le attività investigative permettevano il rinvenimento e il
sequestro di:
nr. 13.100 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi (compattati in eco-balle);
nr 03 capannoni industriali;
nr. 01 area di mq 3500.
Riconosciuti i gravi indizi di colpevolezza raccolti dalla polizia giudiziaria a carico
degli indagati per i ripetuti episodi di trasporto e illecito smaltimento di rifiuti
speciali che dovevano invece essere avviati in discarica, il Giudice per le Indagini
Preliminari del Tribunale di Bari ha disposto nei confronti dei 6 soggetti facenti
parte il sodalizio criminale, di cui 3 residenti nella provincia di Caserta, le
seguenti misure cautelari: due custodie cautelari in carcere, una agli arresti
domiciliari e tre divieti di dimora nelle Regioni di Puglia e Abbruzzo.
Le stesse evidenze investigative sono state approfondite sul piano economico
patrimoniale dal Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata della
Guardia di Finanza e dalla Compagnia di San Severo. La ricostruzione economico

  • patrimoniale dei beni e delle disponibilità riconducibili ai soggetti facenti parte
    dell’organizzazione, ha permesso di evidenziare un “profitto” illecito – in termini
    di costi di smaltimento in discarica non sostenuti dall’organizzazione – di oltre
    1,6 milioni di euro e di chiedere all’Autorità Giudiziaria l’emissione di un decreto
    di sequestro dei beni mobili ed immobili oltre alle liquidità bancarie e finanziarie
    nella disponibilità del gruppo criminale.
    Pertanto, la Direzione Distrettuale Antimafia, in linea con l’obiettivo strategico di
    primaria importanza che riveste il contrasto alle proiezioni economiche della
    criminalità mediante l’aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie
    riferibili direttamente o indirettamente alle organizzazioni delinquenziali, nonché
    alle loro capacità di infiltrazione nell’economia legale, ha disposto il sequestro
    preventivo d’urgenza – eseguito in data odierna – di:
    . n. 4 compendi aziendali;
    . n.4 quote societarie;
    . n. 4 fabbricati;
    . n. 9 terreni;
    . n. 4 polizza vita
    . n. 38 rapporti finanziari;
    fino alla concorrenza di euro 1.635.282,00 corrispondente all’illecito profitto
    da reato conseguito dagli indagati.
Redazione