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MADDALONI- Gi archivi comunali incompleti generano mostri. Conservare le ricevute dei pagamenti è un obbligo e una buona regola. Nuova valanga di accertamenti fiscali, questa volta ancora a carico dei proprietari di immobili. Dopo la verifica sull’Imu non riscossa (124 mila euro desunti dal differenziale negativo tra gettito atteso e quello accertato, relativo al 2014), è l’ora delle verifiche fiscali sulla «tassa sui servizi indivisibili» (Tasi) sempre del 2014. Il metodo seguito è sempre lo stesso: i data bases lacunosi non danno certezza sui tempi e la completezza dei pagamenti: quelli effettuati, quelli elusi e quelli evasi. Così il comune, nella doppia veste di collaboratore degli utenti e di esattore, chiede aiuto per completare gli archivi mancanti e pure la riscossione del non pagato. La stagione della esternalizzazione integrale dei tributi è stata infelice. «Ma è anche tutto in salita –spiega Giuseppe Carfora, commercialista e consigliere comunale di Forza Italia- il percorso di ricostruzione degli archivi. Per la Tasi c’è il rischio del danno (per quanti hanno perso le ricevute di pagamento e la beffa certa perché molti pagamenti non furono effettuati essendo in piedi contenziosi sull’esatta valutazione dei metri quadrati da pagare». Gli accertamenti sulle contestazioni non furono mai completati. E’ certo invece il rischio  che sia accertato lo stato di evasione volontaria nell’impossibilità di reperire le documentazioni originarie. Si rinnova il clima di forte polemica e di sfiducia tra ente locale e utenti dei servizi locali, chiamati per la quarta volta negli ultimi quattro anni, a dare prova del proprio stato di non morosità. Un clima che ha contribuito a portare costantemente laplatea di chi paga le tasse dal 63 per cento del 2015 al 43 per cento previsto per il 2019.

Redazione