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MADDALONI- Ritornano i semafori all’incrocio di via Campolongo. E come, per incanto, sono tornate le file di auto: più di 800 metri in coda nelle ore di punta per passare da una parte all’altra. Senza contare le immissioni laterali e i cambi di carreggiata imposti dalla clientela del vicino supermercato. Senza contare che via Campolongo è l’unica strada che, grazie all’unico sottopasso carrabile ferroviario esistente sul territorio cittadino permette di raggiungere via Appia e l’altra Maddaloni senza passare dalle Forche Cadine del traffico rallentato del centro. E ovviamente sono tornati loro: i lavavetri (almeno 20 con ramazza, fazzoletti, smatphone e cuffiette) che sciamano da un’ auto all’altra. Stavamo meglio quando stavamo peggio. Quando quel benedetto pino secolare, sotto la spinta delle raffiche di vento, abbattè un impianto più che discutibile. Ma ha vinto il partito del semaforo, dell’incrocio con l’ingorgo, del vecchio è meglio e soprattutto dal mancato adeguamento strutturale. Tutto bene madama la marchesa. Non vi lamentate sempre per favore: un incrocio scorrevole, senza file e senza lavavetri è un deserto urbano. E’ triste, non si socializza e non si fa comunità. Scimmiottando celebri aforismi di Luciano De Crescenzo sulla differenza tra il bagno e la doccia potremmo dire: la rotonda è milanese (si passa prima, è più veloce e si rallenta), il semaforo è maddalonse (si perde tempo, si inquina di più; è un incontro con la folla e ci si può abbandonare a fantasiose maledizioni).

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Redazione