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MADDALONI- (di Antonio Del Monaco*) I nodi del sistema sanitario campano vengono al pettine: catastrofe annunciata, e in tempi non sospetti, lontani dall’attuale pandemia.

Dove sono finiti i soldi pubblici stanziati per gli ospedali Covid? Dov’è finita la fiducia che il nostro Governatore riponeva nella Sanità Pubblica da lui tanto decantata, soprattutto prima delle elezioni?

Gli addetti ai lavori, che vivono quotidianamente il dramma, parlano di un problema strutturale…e decennale.

I tagli che hanno gravato sulla Sanità ora si fanno sentire e presentano il conto: non ci sono soldi, il personale medico è insufficiente, le strutture non reggeranno per molto…siamo al collasso! Come difenderci dal virus? Come correre ai ripari?

La Campania è la regione attualmente più a rischio. Occorre fare più tamponi. Ed ecco il via libera ai laboratori di analisi privati: file di decine e decine di utenti che attendono il proprio turno, creando notevoli assembramenti e rischiando inevitabilmente di allargare la macchia del contagio.

Parliamo di migliaia di tamponi al giorno per la modica cifra di circa 70 euro cadauno.

È una vergogna! Una necessità che, come già molti hanno notato, non tarderà a trasformarsi in un vero e proprio business, ancora una volta a danno delle strutture pubbliche, dei medici e degli infermieri che da mesi lottano contro questa emergenza sanitaria, correndo notevoli rischi.

Non solo: esenzioni e ricette mediche non sono più erogabili, poiché non ci sono fondi regionali e pertanto l’utenza è costretta a sborsare notevoli somme di danaro, in attesa di fine anno, quando forse sarà nuovamente possibile recuperare, attraverso le prescrizioni, parte degli acconti.

Il Coronavirus ha purtroppo messo alla prova il sistema sanitario nazionale, le strutture ospedaliere di molte regioni, figuriamoci quelle più fragili come la Campania. E c’era da aspettarselo: qui si vive in continua emergenza. Ecco perché.

Alcuni medici e infermieri hanno spiegato che strutture come il Cotugno, ad esempio, hanno un raggio d’intervento limitato, sono piccole eccellenze, è vero, ma anche eccezioni in un panorama differente. In generale, se nella nostra amata regione “vuoi vivere” vai dal privato o fuori regione.

La sanità pubblica locale non funziona e allora i medici pubblici che fanno!? Visitano i pazienti in strutture private per accelerare le cose. Poi, in un secondo momento, quando urge intervento importante, li riversano nell’ospedale pubblico perché il privato non ha strutture all’altezza e non saprebbe reggere i costi.

Così il malcapitato che arriva con un infarto o in gravi condizione finisce in un budello già intasato da logiche private e in un sistema perennemente in emergenza.

Ed oggi con il Coronavirus il quadro è peggiorato, con centinaia di persone in più che tutti i giorni cercano di entrare in ospedale: è un problema di cultura della sanità non di risorse; è un modello che non può funzionare e negli anni, chiunque abbia governato, De Luca in primis, non ha fatto altro che alimentarlo anziché combatterlo, soprattutto considerando il tornaconto personale, il consenso, in termini di voti, che porta alla politica la classe medica.

Di recente la regione è uscita da 10 anni di commissariamento del settore sanitario visto che l’ente aveva accumulato 9 miliardi di euro di debiti. De Luca ha più volte spiegato che commissariamento significa meno risorse, impossibilità di sostituire il personale in pensione, 13.500 dipendenti in meno, liste di attesa lunghe, emigrazione sanitaria in altre regioni con costi aggiuntivi da sostenere.

Tutto vero, ma di chi è la colpa?

Il problema è strutturale: alcune infrastrutture sarebbero da radere al suolo e rifare da capo.

Va anche sfatato però, a onor del vero, il luogo comune per cui in Campania non ci sarebbero macchinari e mezzi: in alcune realtà ci sono eccome, ma lo spreco è dato da un numero insufficiente di personale in grado di utilizzarli.

È un cane che si morde la coda!

Reggere a un impatto come quello del Covid, al di là delle dichiarazioni del Governatore, è quasi impossibile per le nostre strutture ospedaliere: stiamo riversando responsabilità di un sistema non all’altezza sulle spalle della gente, col serio rischio di un lockdown locale.

Come rispondere a 1000 persone al giorno che chiedono di fare i tamponi quando c’è difficoltà anche a separare un ingresso di ospedale tra percorsi sicuri e percorsi Covid?

Difficile capire come uscire dal quadro descritto senza un modello alternativo che metta davvero in discussione le gestioni passate. Strada già normalmente difficoltosa da intraprendere, figuriamoci in un contesto di crisi come quello del Coronavirus.

Gli errori del caro De Luca, ora che la “fortuna” sembra avergli voltato le spalle, stanno facendo capolino e i castelli di carta crollano al primo soffio di vento.

Un vento che però, a quanto pare, fa andare a gonfie vele il settore privato…da sempre tanto caro al nostro Governatore.

  • Deputato del Movimento Cinque Stelle

Redazione