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MADDALONI- E’ una incredibile, e insostenibile, corsa contro il tempo. Da una parte, c’è il vento insistente e le polveri che stanno inghiottendo di nuovo tutta l’area di Maddaloni Superiore, via Ponte Carolino, via San Salvatore, Formali. Anche oggi è stata una giornata, anzi è una giornata terribile. Dall’altro lato, i promessi interventi (teli, paratie frangi vento, irrigazione, autobotti) per «fermare la dispersione di polveri in atmosfera». E così, nell’attesa di opere di mitigazione dell’impatto ambientale di abbattimento delle polveri (che avrebbero dovuto essere realizzate prima e contestualmente all’avvio dei cantieri), in via Carmignano, sull’ex statale 265 e nei dintorni del cimitero non si vive più; non si respira più e soprattutto non si lavora più. Abbiamo condotto delle verifiche: gli impianti di abbattimento (promessi dopo le ispezioni della settimana scorsa) verranno realizzati o verrebbero realizzati a partire da lunedì 18. Così, nell’attesa e nella speranza che le soluzioni adottati siano efficaci, non resta che la disperazione. Quella degli operatori commerciali, che dopo la mazzata finanziaria inferta dal Coronavirus, si vedono negare pure la speranza. La speranza di risollevare le sorti di una stagione gravemente compromessa.

Così, L’Osuarg, locale pensato e destinato ad ospitare eventi (azzerati dalla pandemia) sta cercando di riaprire le serrande. Ma qualsiasi sforzo è vano: la terra continua a bersagliare i piazzali esterni, la piscina, le suppellettili, il mobilio. Se dovesse continuare così non basterà pulire; non basterà stimolare e aspettare la clientela per un caffè in sicurezza: la stagione è persa per inquinamento ambientale. Restano solo i cumuli di terra e i danni alle strutture e alle attività commerciali.

E poi ci sono i sepolti vivi: quelli che vivono tappati in casa per non essere sommersi dalla terra. E’ una strada condanna di fatto: sono costretti a scegliere di vivere optando per la sepoltura volontaria (barricati dietro le finestre) o la sepoltura reale sotto i colpi di raffiche di terra e vento. “Non riusciamo a capire -testimonia Giuseppe Grauso, titolare dell’Osuarg- perchè il nostro diritto a vivere in sicurezza e lavorare in tranquillità sia cancellato dal presunto diritto ad non applicare i principi elementari di prevenzione e protezione necessari in ogni cantiere. Non siamo contro le grandi opere. Non siamo contro la costruzione della Bari-Napoli e tantomeno le maestranze. Vorremmo che ci sia data la possibilità di vivere e fare impresa”. E in questa frattura, tra le buone regole e le pessime pratiche, si apre un contenzioso che è materia per legali. Noi lanciamo un interrogativo: ma chi paga i danni morali e materiali?

Redazione