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I dati impietosi, le carenze strutturali, i problemi ereditati dal passato e quelli di ordine pubblico a cominciare dall’emergenza abbandono dei rifiuti

MADDALONI- “Academy della munnezza” ovvero a scuola di Nu. Presentato ai consiglieri comunali il piano industriale del futuro appalto. Ma Maddaloni, per la sommatoria di gravi deficienze logistiche e inquietanti politiche gestionali perseguite negli ultimi 25 anni, restano due dati sconcertanti: è ancora un miraggio la soglia minima del 40 per cento della raccolta differenziata e soprattutto il numero di cittadini, organizzazioni, rigattieri, svuotacantine e insospettabili dediti all’abbandono incontrollato dei rifiuti non scende. I numeri e le statistiche collocano Maddaloni sempre nella lista regionale delle «aree di crisi per i servizi di igiene urbana». Si tratta delle poca ambita «Classe A» ovvero l’elenco dei 25 territori con i parametri della raccolta differenziata lontanissimi dagli «standard minimi» fissati dalla Regione sulla base delle direttive europee. A far crollare le valutazioni (secondo i report regionali e la conseguente diffida) sono le carenze logistiche del servizio garantito alla comunità: inesistenza di isole ecologiche a norma, piattaforme di stoccaggio).

I tre grandi fallimenti del precedente appalto

Il primo grande fallimento dell’appalto, nato dalla note vicende giudiziarie e gestito dalla struttura commissariale, è la crisi del “modello del gestore unico”. Un unico soggetto che espleta tutti i servizi di igiene urbana dalla raccolta fino al diserbamento e pulizia caditoie. Visti i risultati diventa urgente separare i servizi Nu propriamente detti da quelli accessori come diserbamento, raccolte speciali ed altro.

Secondo flop è il mancato decollo della raccolta domestica (contenitori, aree di raccolta, compostiere). Per la cronaca anche le percentuali di differenziata (frazione umida mai al di sopra del 55 per cento nonché plastica, carta, vetro sempre sotto il 40) contribuiscono a disegnare un quadro non ottimale dei servizi di igiene urbana. Per tutto questo, la Regione ha chiesto un rilancio della «governance del recupero, smaltimento e differenziazione dei rifiuti locali». In concreto, ci vorrà almeno un anno per recuperare il tempo perduto: 15 mesi per portare a regime la «distribuzione dei contenitori per uso domestico» a tutti gli utenti; il funzionamento delle biopattumiere; il decollo del compostaggio domestico.

Terzo flop è l’assenza di strutture logiche: una isola ecologica completa, punti di conferimento zonale fino allo spazzamento e ai servizi nelle aree periferiche e nel centro storico.

Il problema di ordine pubblico e vigilanza sul territorio

Discariche ovunque: gli smaltimenti itineranti dei rifiuti sono l’ultima strategia innovativa degli «svuota cantine abusivi»: chiuse (con sbarre e catene) le stradine vicinali, arriva una valanga di rifiuti abbandonati lungo i cigli stradali e le piazzole di sosta delle principali strade di comunicazione. L’intera area perimetrale dell’Interporto, via Sauda, via Forche Caudine, lungo il ciglio stradale dell’Appia, via Cancello, via Baldina, via Starzalunga (area parco Lourdes), via Ponte Carolino, via Lima, via Lamia sono solo alcuni dei punti critici e sedi di discariche perenni. Un dato su tutti, per farla breve: Maddaloni ha il tasso di abbandoni e conferimenti di mobilio di smessi e rifiuti ingombranti e anche di elettrodomestici esausti (Raee) più alto della Provincia in funzione del rapporto utenti/abitanti. Insomma, un problema di ordine pubblico che si somma a quello di gestione del servizio.

Redazione