Ieri pomeriggio, all’interno del Palazzetto dello Sport Angioni Caliendo, Pasquale Giordano ha debuttato in veste ufficiale di candidato a Sindaco di Maddaloni.
Come abbiamo già avuto modo di capire, Giordano è un temerario, non teme il confronto, anzi, lo cerca in modo provocatorio e invita tutti gli aspiranti candidati al dibattito pubblico.
Ieri però Pasquale è stato più pacato del solito, anzi, meno irruento nella forma e nella sostanza ed in pieno stile Renziano, si è avvalso delle famose slide descrivendone i risvolti politici ed amministrativi che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio della città di Maddaloni.
Una cronistoria iniziata con l’immagine di Gaetano Pascarella e proseguita con Franco Lombardi, Michele Farina, Antonio Cerreto, Luigi Bove, Andrea De Filippo e Rosa De Lucia.
Un racconto spigoloso e pungente sviluppato sulle delibere, sulle determine e sugli atti amministrativi più scellerati che hanno depauperato il patrimonio storico, culturale e paesaggistico della città.
“Ho sempre servito la politica e gli attori che si sono susseguiti nelle varie amministrazioni comunali – afferma Giordano – ma non mi sono mai servito di loro. È questa la differenza che voglio far emergere. Ciò che mi distingue dagli altri, consiste nel fatto che io posso rifiutare qualsiasi tipo di accordo. Quegli accordi che hanno ridotto la mia città allo stato attuale di degrado. La politica maddalonese è sempre stata a braccetto con la Cementir e quello che è stato consentito all’azienda di Caltagirone è un qualcosa di spaventoso”.
Tra gli atti più contestati da Giordano, c’è quella relativa all’ampliamento dei lavori della Cementir del 2011 con le slide che proiettano le immagini dell’ex sindaco Cerreto e dell’allora consigliere comunale di maggioranza, Luigi Bove, oggi candidato sindaco:
“Una delibera che ha ulteriormente depauperato il suddetto patrimonio calatino. Io sono innamorato della mia città e vederla in queste condizioni mi piange il cuore”.
La campagna elettorale di Giordano, sarà accompagnata dal brano musicale di Renato Zero “Rivoluzione”.