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MADDALONI- Dati Arpac risalenti al dicembre 2009: alte concentrazioni di benzene (circa 300 microgrammi/metro cubo) e poi etilbenzene, xileni e toluene. Dati analitici, rilevati dal «Laboratorio Multisito Inquinamento atmosferico» del 2017: il benzene, tra gli inquinanti maggiori e più pericolosi, fa registrare concentrazioni a quattro cifre (1060 microgrammi per metro). E soprattutto si è allungata la lista di gas rilevati. Oltre al benzene, etilbenzene, xileni e tolunene (rilvati dall’Arpac nel 2009) si sono aggiunti i cloro benzene, cumene, n-esano, stirene, trimetilbenzene, isobutilcetato e eptano. Due sono i numeri in costante e i inarrestabile aumento a Maddaloni: quelli dei debiti fuori bilancio (che affiorano nonostante la dichiarazione di dissesto finanziario) e quelli delle emissioni delle fumarole dell’ex Cava Monti. Il sito bolle troppo tanto che il commissario straordinario prefetto Benedetto Basile ha emanato un’ordinanza restrittiva molto severa: «Divieto di vendita e coltivazione di prodotti agricoli entro un raggio di 500 metri dalle sorgenti inquinanti». Nessuna revoca in «assenza di interventi risolutivi». Dopo 10 anni di serrate denunce e 25 di analisi, la situazione nel sito sequestrato dalla Procura peggiora. E sembra che a nulla siano servite le indicazioni vincolanti (sette prescrizioni) votate all’unanimità dal Senato (in commissione sul ciclo dei rifiuti) volute dalla senatrice Vilma Moronese. Ogni commento è superfluo. Eccetto uno: aumentano esponenzialmente le esalazioni di inquinanti e decrescono, sempre esponenzialmente, le visite di politici di rango. Un giorno persino un ministro delle Repubblica (Andrea Orlando) ci omaggiò della sua presenza. Ma nulla è cambiato (almeno fino ad oggi). Anzi qualcosa è peggiorato.

bocchetti