00 3 min 5 anni

Trecento famiglie di pazienti, un centinaio di dipendenti e collaboratori, territori interi trattengono il respiro per il Centro Medico di Diagnostica e Riabilitazione più conosciuto come CMR spa di Sant’Agata de’ Goti.
Per lo più bambini, con diverse difficoltà, sindromi conosciute o rare, ogni giorno vengono accolti da terapisti e collaboratori col sorriso e la professionalità non sempre tipici per chi, in qualche caso, arriva a perfino a sedici mensilità di stipendi arretrati.
Sì perché la situazione economica del Cmr, struttura in regime di convenzione con la Regione Campania, da anni, troppi anni, è oltre il rosso. Eppure ciò non ha allontanato un colosso del settore come la Neuromed, consapevole sia dell’importanza della struttura in quel territorio sia del lavoro svolto finora.
La speranza si chiama “concordato pieno con prosecuzione dell’attività”; i fatti sono tutti racchiusi e in un piano già accettato dai dipendenti pur sé il contratto di prossimità proposto significa ulteriori sacrifici con condizioni davvero stringenti; accettato anche dagli altri creditori nella misura prevista dalle procedura della legge fallimentari, tranne uno, quello più corposo: l’Agenzia delle Entrate.
L’ufficio finanziario ha detto no, col rischio concreto di perdere anche ciò che si era offerto.
Ma ciò non è niente rispetto al dramma che si profila per le famiglie dei piccoli pazienti, che per oltre la metà provengono dalle vicine Valle di Maddaloni, Maddaloni, Santa Maria a Vico, Cervino, San Felice a Cancello, Arienzo: la chiusura del centro significa ingolfare le liste d’attesa dei centri (ovviamente più distanti), ma soprattutto perdere la continuità terapeutica, il che per questi piccoli pazienti rappresenta qualcosa di irrecuperabile, soprattutto considerando il rapporto 1 a 1 con il/la terapista.
I genitori, organizzatosi in un comitato spontaneo “La voce dei deboli”, hanno chiesto a viva voce un tavolo di prefettura per scongiurare la chiusura del centro. “No non si può essere così insensibili” è il grido disperato che si legge in una lunga lettera aperta.
“Non siamo disposti a subire – continua la missiva – questa ennesima ingiustizia passivamente e chiediamo a voi l’intervento necessario per garantire a questo centro di continuare a vivere, dal momento che c’è chi è disposto a salvare le sorti, perché al di là dell’aspetto economico, per la Neuromed i nostri bambini speciali sono tante piccole braccia aperte che si allargano; hanno una sola richiesta d’aiuto: conoscere e colorare quel mondo a loro ancora sconosciuto”.
Il 21 giugno l’udienza alla sezione fallimentare del Tribunale Beneventano sperando di ottenere prima l’incontro richiesto al Prefetto.

Redazione On Line