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MADDALONI- (di Elio Bove) E’ da mesi che abbiamo sollevato il problema del fermo del termovalorizzatore di Acerra, al solo fine di scongiurare un’emergenza anche a Maddaloni. Sì, i comuni saranno chiamati ad un supplemento di lavoro per trovare una soluzione per smaltire i rifiuti di indifferenziato. Perché di questo si tratta e non di altro. E’ opportuno chiarire questo aspetto, perché la confusione è tanta e non aiuta ad orientare i cittadini. Nel caso di Maddaloni, parliamo di 1200 tonnellate mensili di secco indifferenziato da smaltire. L’umido è diverso e di quantità che si assesta nel nostro comune intorno alle 200 tonnellate mensili, avviate alla piattaforma. Quindi il problema, questa volta, investe i 1200 tonnellate di secco indifferenziato. In attesa di notizie certe, che dovrebbero giungere dalla Regione entro martedì, proviamo a fare due calcoli e ad ipotizzare un Piano B del Comune di Maddaloni, salvo smentite. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è stato chiaro: “I Sindaci si devono svegliare perché è una responsabilità dei Comuni attrezzare aree di stoccaggio provvisorio e poi, quando Acerra riparte, in 2/3 mesi si smaltiscono i rifiuti accumulati”. La base di partenza è quindi il sito di trasferenza. Quale potrebbe essere? Il Foro Boario. Stando alla relazione di validazione dell’Arpac, l’area di pertinenza del Foro Boario non è più contaminata. Mettiamoci l’anima in pace: sarà questo il sito di stoccaggio provvisorio. Non si riesce ad individuarne un altro. Il problema vero è nel deposito dei rifiuti. L’idea è quella di stoccare i rifiuti in cassoni a tenuta stagna, presi a noleggio. E’ la soluzione più pratica e meno impattante, ma di difficile gestione per i volumi di rifiuti da collocare all’interno degli stessi. La conservazione poi diventa complicata: ogni contenitore contiene poco più di 10 tonnellate. Servirebbero pertanto un centinaio di cassoni e ogni cassone a noleggio costa 60 euro al giorno, pari a 1800 euro al mese. A conti fatti, la spesa si aggirerebbe a quasi 180 mila euro, che protratta per almeno tre mesi (compresi i giorni di smaltimento post emergenza e salvo imprevisti dovuti al niente è più provvisorio di ciò che è definitivo) farebbe almeno 300 mila euro. Un costo altissimo e insostenibile. A questo aggiungiamoci anche il canone di 450 mila euro al mese alla Buttol, il cui servizio è molto scadente. In attesa di miracoli dalla Regione e di smentite alle previsioni fatte, si apre un altro fronte di forte criticità ambientale.

Redazione