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Lui era il “Diavolo”, con capacità e poteri sovrannaturali, e i suoi seguaci delle entità non umane, i prescelti, che per acquisire maggiori poteri, dovevano sottostare a rituali satanici di ogni genere, anche di natura sessuale. Il novello Satana, un 23enne di Montemurlo (Prato), è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile di Firenze al termine dell’indagine svolta in collaborazione con il Servizio centrale operativo (Sco) e coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo toscano; l’indagato si trova ai domiciliari con l’accusa di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, violenza sessuale e pornografia minorile. L’attività investigativa ha preso il via nell’aprile dello scorso anno, subito dopo una segnalazione da parte della mamma di due ragazzi coinvolti nella setta e dell’Osservatorio nazionale abusi psicologici (Onap). Gli investigatori della Mobile, grazie alle informazioni assunte dalle vittime, nonché all’analisi del traffico telefonico e dei profili social dell’indagato, sono riusciti a ricostruire il contesto di soggezione indotto dal leader della setta tramite inganni, minacce e violenze, approfittando anche della condizione di inferiorità psichica e di alcune situazioni di vulnerabilità delle sue vittime. Il capo della setta aveva convinto i suoi seguaci a richiedere il suo intervento per liberarli dalla presenza di vampiri e lupi mannari; stipulando il “patto con il diavolo” avrebbero ottenuto protezione e poteri, ma dovevano giurare fedeltà assoluta e mantenere il segreto per evitare disgrazie e sofferenze a sé stessi e alle loro famiglie. Per trasmettere i poteri ai suoi adepti, alcuni dei quali minorenni, il 23enne utilizzava diversi rituali: premere con forza il proprio indice su un occhio, dare morsi sulle braccia con fuoriuscita di sangue, afferrare la testa premendo forte sulle tempie, imporre di inalare incensi e cristalli, farsi inviare tramite Whatsapp immagini di corpi nudi facendo credere che le foto sarebbero state viste da un’entità cibernetica denominata “Hydra”, costringerli, con violenza fisica e minacce di morte, rivolte anche ai loro familiari, a compiere e a subire, rapporti sessuali.  
Fonte: Sala Stampa Polizia di Stato

Redazione On Line