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Peppe Vigliotta il passionario. A settanta anni suonati, si è ritrasferito da Cremona, ha allestito una lista civica (Alleanza Popolare per Maddaloni), parteciperà alle amministrative. E punta pure ad entrare in Consiglio Comunale.
Crede che Maddaloni meriti tutto questo impegno?
Credo fermamente che, senza lavoro, senza militanza e senza senso della partecipazione, nessuna città o territorio possa aver un futuro o diritto ad un futuro possibile. Basta con la rassegnazione e le lamentele: i maddalonesi rischiano di amare tanto la lagna e molto meno l’impegno. Sia chiaro parlo della militanza scomoda che si confronta con i problemi veri del territorio: quelli che tutti sperimentano o subiscono ogni giorno e che nessuno vuole vedere e denunciare. Per fare un esempio, sto ficcanasando, nel contratto della Nu della Buttol, ebbene la lista delle inadempienze è lunghissima. Tutti sanno, tutti vedono e tutti tacciono. Preferiscono lamentarsi su facebook. Di esempi simili ne potrei fare mille altri. Bisogna studiare, leggere i documenti, metterci la faccia e, se necessario, contestare.
Sta dicendo che i maddalonesi si crogiolano nei loro stessi mali?
Sto dicendo che bisogna militare, partecipare, informarsi: essere cittadinanza attiva. Mi dispiace ma non esistono alternative, facili vie d’uscita, terapie indolori, ricostruzione senza sudore.
Si è presentato alla città come l’«uomo delle tre P: senza padrini, senza padroni e senza partiti». Ha perso qualche “P” nel frattempo?
No, affatto. Ne ho guadagnata una quarta: sono senza padroni, senza padrini, senza partiti e senza pastrocchi.
Cioè?
Senza pastrocchi cioè senza disastri amministrativi, finanziari e politici da farsi perdonare, occultare, dimenticare. Siamo espliciti: Maddaloni sta sprofondando sotto il peso di pastrocchi alias disastri combinati negli ultimi 20 anni. Potremmo parlare di «filiera dei pastrocchi o dei disastri»: dal fallimento dell’Unione dei Comuni Calatia (un crack da 10 milioni di euro), al caso dell’ex Foro Boario, all’incendio degli scarrabili, agli arresti legati alla gestione in proroga della Nu passando per i livelli insufficienti di raccolta differenziata, per il raddoppio dei dipendenti e fino ai disservizi pagati a caro prezzo dagli utenti. E poi c’è la «filiera del Puc»: undici anni di proroghe, rischi commissariamento e zero risultati. Vogliamo parlare della «filiera dei lavori pubblici» come il fallimento dei project financing legati alla società Archè, dei Pip, della ricostruzione dell’elementare San Domenico, della casa comunale crollata, della mancata manutenzione delle periferie. E che dire della «filiera della disorganizzane comunale» e delle esternalizzazioni dei tributi comunali. Ci vorrebbe l’enciclopedia Treccani per elencare le filiere del disastro.
Tornando alla politica…
Francamente siamo senza partiti nel senso più tradizionale e stantio. Qualche buontempone finge di ignorare che l’alleanza con Forza Italia si regge su un presupposto politico altamente innovativo: un partito, per la prima volta, ha accettato di allinearsi alle ragioni fondanti di un movimento civico, laico e aperto, pensato per un progetto di risanamento per la città. Se anche un partito vuole contribuire ad un progetto di governo nuovo della città, per evitare che si ripetano pastrocchi, vuol dire che le P sono autenticamente quattro.
Vista la sua lunga militanza, cosa la colpisce di questa incipiente campagna elettorale?
La incredibile sudditanza che i candidati, soprattutto i giovani, hanno nei confronti dei padroni dei partiti locali, dei consiglieri regionali. Ai miei tempi, a Maddaloni, arrivavano i big nazionali, leader politici di assoluto prestigio rigorosamente ospiti dei candidati locali. Oggi, i candidati locali, pulcini bagnati al guinzaglio del capetto, sono ospiti dei consiglieri regionali. E’ questo il dramma di Maddaloni: la tragedia nasce quando gli esecutori di ordini ambiscono a guidare la città. Non abbiamo bisogno di sindaci burattini eterodiretti, ma di un sindaco per la città capace di ragionare con la propria testa. E’ questo è l’identikit di Andrea De Filippo.
Solo questa la turba?
Mi irritano gli agnelli da tastiera..
Leoni semmai…
No, agnelli perché l’idea di leone evoca un coraggio che non c’è. Da anni, scrivo post politici su fecebook. Sempre e solo di sera, dopo aver consumato scarpe e vissuto il territorio. Mi amareggia vedere i giovani rassegnati dietro la tastiera e vecchie volpi spelacchiate, cuccia mammelle della politica locale,  camuffati sotto le mentite spoglie di notisti,  opinionisti, moralisti. Invito i giovani ad riappropriarsi del territorio e anche degli spazi web. Io intanto domenica mattina sarà in piazza Ferraro, per un sit in: con il megafono elencherò le ragioni del mio impegno e informerò sui taciuti disastri amministrativi. Siete invitati.

bocchetti