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Si complica la «procedura di esdebitazione» della Fondazione Villaggio dei Ragazzi. E ricompaiono gli spettri del fallimento. La sezione fallimentare (presieduta da Gianpiero Scoppa), presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha respinto l’istanza di accesso alla «procedura di sovraindebitamento» con la quale, in virtù delle nuove norme fallimentari, l’ex ente morale avrebbe potuto liberarsi dei debiti accumulati (24 milioni di euro dei quali circa 12 con l’Inps) in maniera definitiva, programmata e concordata. Insomma, in caso di accesso all’omologazione ci sarebbe finalmente un nuovo inizio. Ma la strada legislativa, pensata per la ricomposizione delle posizione creditizie di soggetti privati insolventi, sarebbe sbarrata al Villaggio. Che, secondo le indicazioni del Tribunale, in quanto impresa privata, dovrà e potrà accedere alle procedure fallimentari ordinarie. E ora si apre una disputa molto complessa, tutta combattuta in punta di diritto. E’ scontato che la fondazione presenti reclamo alla Corte di Appello. Ed essendo la materia innovativa, quindi cimento per giuristi, in caso di esito negato la questione potrebbe approdare anche in Cassazione. Si aprono scenari impensabili a pochi giorni dagli annunci trionfalistici del raggiunto pareggio di bilancio. Tra la sorpresa generale, si ritorna al punto di partenza: a discutere di insolvenza nonché di possibile default. Gli unici, che dalla procedure fallimentari potrebbero trarre giovamento sono i dipendenti: le procedure ordinarie tutelano i dipendenti creditori per l’intero ammontare del credito dovuto garantendo loro lo status di creditori privilegiati di prima istanza. Con il diritto di riscossione anche prima dei diritti maturati dagli enti pubblici. Diversamente con il sovraindebitamento avrebbero dovuto accontentarsi di concordati al ribasso.
 
E adesso che è cambiato tutto, proprio nel bel mezzo della campagna elettorale che si era riaperta con annunci oltremodo ottimisti sul futuro della fondazione, per capirne di più, per avere chiarimenti sulle prospettive prossime e a medio termine, ne parliamo con l’avvocato Franco D’Angelo, che riassume in se tre ruoli: è legale direttamente coinvolto nelle vicende debitorie della fondazione; è un ex sindaco e quindi testimone delle traversie e della storia dell’opera di don Salvatore ed è erede del fondatore. E quindi una parte moralmente in causa.
E’ vero che si è bloccata la procedura di sovdraindebitamento?
Purtroppo devo confermare. L’istanza di sovrandibitamento è stata rigettata. Al momento, non conosciamo in dettaglio le motivazioni ufficiali che possono spaziare da rilievi formali a valutazioni di merito. Ma oltre al tecnicismo giuridico, che è anche sostanza, possiamo al momento valutare le conseguenze di un tale evento: si ritorna indietro di tre anni. Si ritorna all’ottobre del 2014. E paradossalmente si ritorna alle scelte dei Legionari di Cristo: furono loro ad aprire la strada verso il sovraindebitamento.
Andiamo per gradi. Nonostante quasi quattro anni di lavoro siamo ritornati al punto di partenza?
In pratica, assolutamente si. La montagna ha partorito il topolino perché la strada verso un nuovo inizio è sbarrata per il momento. E soprattutto, permane sempre il solito progetto della congregazione: vendita degli immobili per sanare i debiti.
Quindi addio al pareggio di bilancio?
Ad onore del vero, il pareggio di bilancio con 24 milioni di euro di debito sul groppone non c’è mai stato. Oggi più di ieri perché senza la certezza di accesso al sovraindebitamento mutano i rapporti con i creditori
In che senso?
Significa che la massa debitoria rimane immutata; soprattutto non si sospendono le procedure esecutive per insolvenza (che è il vero vantaggio dell’accesso all’omologazione) e che bisogna ripensare di nuovo un piano per far fronte ai debiti.
Ritornando al bilancio…
Con questi debiti non c’è pareggio che tenga. Se poi si intende pareggio la copertura delle spese correnti allora non stiamo parlando di risanamento finanziario.
Quali rischi si stanno correndo?
La Regione eroga tre milioni di euro annui. Con questi soldi si pagano le spese correnti, gli stipendi ridotti del 40 per cento, le spese per i consulenti e qualche transazione concordata con i privati (restituendo il 50 per cento del dovuto ai debitori). Il rischio è che non ci sono i soldi per pagare gli stipendi in arretrato. E poi, oltre al gettito regionale, la platea di iscritti continua a scendere: da 570 allievi si è passati a 270. Si sono perse 11 classi. Senza l’ossigeno della Regione non c’è futuro. Siamo tornati ai Legionari di Cristo che invocavano soldi dal Comune e dalla Regione per andare avanti confidando nella vendita degli immobili. Non è cambiato nulla. Sono preoccupato. Tanto preoccupato che mi auguro di essere smentito con documenti, numeri e bilanci resi pubblici. Ne sarei lieto.
Sta dicendo che si augurerebbe un bel dibattito, a porte aperte, sul Villaggio?
Magari perché, diciamola tutta, il Villaggio è solo dei maddalonesi. Gli unici che fino ad ora non sono mai stati chiamati a mettere bocca. Sarebbe il caso che questo accadesse alla luce del sole.Magari visto che il Villaggio, nostro malgrado, è diventato strumento di campagna elettorale, bacino che partorisce candidati.
Intravede una via d’uscita?
Rendo pubblico quello che ho detto anche al commissario Alineri. Essendo venuto meno anche l’esecutore testamentario di don Salvatore, c’è un’unica salvezza possibile.
Quale?
Tornare allo spirito e alle volontà di don Salvatore.
In pratica?
Ritornare all’assistenza per i minori in difficoltà come volle nel ’47 il fondatore; come recita lo statuto della fondazione e come spiega l’accordo con l’Intendenza di Finanza: la concessione a titolo oneroso della ex Caserma Bixio sussiste finchè non cessa lo scopo statutario. Se il Villaggio, come sta accadendo in questi mesi, non fa assistenza non ha più titolo per occupare quei luoghi. «Ipso iure» cessa il diritto ad occupare l’ex Caserma. «Ipso iure» si diventa occupanti abusivi. Tutto questo non può essere taciuto.
La via d’uscita c’è: aprire la quattro camerate chiuse. Quelle che dopo la guerra accolsero i ragazzi travolti dalla macerie del conflitto. Cambiano i tempi ma non lo spirito: oggi il Villaggio potrebbe accogliere i minori profughi non accompagnati. Si conserverebbe lo spirito del fondatore, lo scopo statutario per dare risposte alle nuove emergenze della gioventù.
E le scuole?
Le scuole, per don Salvatore, sono state uno strumento per accompagnare i giovani. Le scuole fini a se stesse, le eccellenze presunte o reali non sono il Villaggio. Non il Villaggio di don Salvatore. In questa ottica, il Villaggio sarebbe una delle tante scuole private esistenti sul suolo nazionale.
Recuperare anche le volontà del fondatore?
Sono inserite nello statuto che indica la strada in caso di fallimento. E questa strada investe direttamente il sindaco di Maddaloni. Mi chiedo, dopo tutti questi anni, come mai non sia stata avviata un’azione civile contro i Legionari di Cristo. Tra l’altro l’articolo dello statuto recita che il Villaggio è retto dalla Congregazione. Quini, non si comprende perché non siano stati chiamati a rispondere delle insolvenze.
E adesso, oltre l’aspetto giuridico, che può succedere?
Creedo che la Regione non possa continuare a finanziarie senza soluzione di continuità In caso di fallimento, essendo organi di vigilanza, dovrà procedere allo scioglimento e messa in liquidazione o all’accorpamento con altra fondazione. Credo che sarà tentata ancora la strada del sovraindebitamento. Ma credo che il sindaco di Maddaloni debba fare di tutto per far acquisire al comune le strutture della fondazione, caserma Bixio compresa.

bocchetti