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I fatti della scorsa settimana (mi riferisco al prematuro scioglimento del Consiglio Comunale di Maddaloni ma anche alle successive prese di posizione dei protagonisti della vicenda che hanno ribadito le ragioni che li hanno indotti a dimettersi dalla carica) dimostrano, se mai ve ne fosse ancora bisogno, che un po’ di educazione civica è indispensabile per coloro che si propongono di governare un territorio e la sua comunità.
Chi si candida ad una carica elettiva (ad es. quella di Sindaco, di Consigliere Comunale e così via) si propone innanzitutto per rendere un servizio alla comunità e più precisamente per mettersi al servizio del così detto bene comune (che non è un perfetto sconosciuto ma l’interesse generale e pubblico contrapposto a quello particolare e privato) e ciò, sia chiaro, a prescindere dal pur legittimo desiderio di ottenere, nella corsa elettorale, il maggior numero di consensi possibile, il che può anche appagarei l proprio orgoglio personale ma non aggiunge nulla al ruolo che si è chiamati a svolgere.
Difatti, il potere – inteso come facoltà e prerogative – connesso alla carica elettiva è a sua volta asservito al bene comune per cui comporta, in colui che è chiamato ad esercitarlo, l’assunzione di una responsabilità verso l’intera comunità degli elettori, pur senza vincoli di mandato.
Si tratta di concetti elementari che, tuttavia, a mio parere, sono sfuggiti ai tredici consiglieri comunali che hanno deciso di abbandonare l’aula nel corso della prima ed ultima seduta del civico consesso, per poi dimettersi definitivamente dalla carica allo scopo di determinare lo scioglimento dell’organo e con esso la fine dell’esperienza amministrativa del Sindaco neo eletto.
Tale decisione, infatti, non è stata determinata da ragioni politiche cioè dipendenti dal diverso modo di intendere lazione di governo della città ovvero di interpretare i bisogni della comunità e di darvi le risposte più o meno adeguate (il che, sia chiaro, avrebbe potuto, in caso di insanabile contrasto politico, anche giustificare un’azione del genere), ma semplicemente dalla logica della contrapposizione e dello scontro, visto che la nuova amministrazione comunale non ha avuto neppure il tempo di assumere concreti atti di governo sui quali, eventualmente, le diverse anime del Consiglio avrebbero potuto anche dividersi fino alle estreme conseguenze quali, appunto, le dimissioni di massa.
Per di più tale determinazione è stata giustificata come “reazione” (mi attengo a quanto dichiarato dal consigliere Razzano nel corso della seduta di Consiglio Comunale ma anche nella più recente conferenze stampa dallo steso tenuta) al ricorso al Tar Campania proposto da alcuni dei candidati al Consiglio Comunale non eletti nelle liste collegate al Sindaco De Filippo che hanno impugnato il verbale dell’Ufficio Centrale Elettorale ritenendo non correttamente interpretata ed applicata la norma di legge sul premio di maggioranza o governabilità.
Si tratta di un ragionamento gravemente viziato.
Come dire: i partiti e le liste che hanno sostenuto il Sindaco De Filippo contestano l’attuale composizione del Consiglio Comunale ? Vogliono ottenere per via giudiziaria il riconoscimento della maggioranza dei seggi del Consiglio ? Bene: noi, che rappresentiamo l’attuale maggioranza, ci dimettiamo e così il Consiglio Comunale si scioglie e con esso viene meno anche il Sindaco e la sua amministrazione !
Come può definirsi “politica” (che, ricordo a me stesso, è l’arte di governare, a beneficio dei governati, evidentemente) una decisione di questo tipo?
L’unico risultato che ha provocato, a prescindere dall’acuirsi dei rancori già esistenti tra le persone coinvolte, è stato quello di privare la città ed i cittadini maddalonesi di una direzione politica alla gestione della cosa pubblica catapultando inutilmente l’ente nella gestione commissariale.
Chi ha un po’ di esperienza amministrativa sa bene che il Consiglio Comunale svolge una funzione di programmazione ma anche di indirizzo e di controllo sull’attività del Sindaco e della Giunta Comunale.
Quindi, non ci vuole molto per comprendere che il Consiglio Comunale, tanto più se sostenuto (come nel caso di Maddaloni) da una maggioranza di consiglieri di segno opposto a quelli eletti nelle liste collegate al Sindaco, ben avrebbe potuto adoperarsi, nell’esercizio delle sue funzioni e prerogative, per orientare in maniera più che efficace l’azione amministrativa ai fini del perseguimento del bene comune e a tutto vantaggio della comunità e dei cittadini.
In diverse altre realtà locali l’elezione di un sindaco non sostenuto dalla maggioranza dei consiglieri non ha impedito, comunque, il tentativo di governo del territorio laddove le diverse forze politiche in campo hanno saputo guardare al di là delle appartenenze e delle convenienze di parte ovvero ai bisogni della comunità confrontandosi sulle decisioni urgenti da assumere nel superiore interesse pubblico.
Ciò era tanto più auspicabile per la città di Maddaloni che proveniva da una gestione commissariale provocata dallo scioglimento del Consiglio Comunale in conseguenza  dei fatti di cronaca a tutti noti. Non si tratta di una opinione personale ma del comune sentire dei cittadini maddalonesi.
Ebbene, piuttosto che esercitare le proprie funzioni e prerogative i consiglieri comunali dimissionari hanno preferito abdicare al proprio dovere nei confronti dell’elettorato per motivi (mi attengo a quelli espressi dai protagonisti della vicenda) che non hanno alcuna valenza politica.
C’è da augurarsi per il bene di Maddaloni che nel prossimo futuro tutti coloro che già si preparano ad affrontare la nuova corsa elettorale non continuino ad alimentare rancori personali e voglia di rivincita (per non dire di vendetta) ma si formino alla scuola dell’educazione civica che è la base su cui si fonda ogni passione civile e politica.
Altro discorso è quello sulla competenza.
Chi aspira ad essere un rappresentante delle istituzioni pubbliche dovrebbe anche chiedersi con umiltà se ha nel proprio bagaglio umano e personale oltre alla immancabile passione civile anche le necessarie competenze da mettere, però, sempre e solo al servizio del bene comune nellaccezione di cui sopra. Diversamente, la competizione elettorale invece che basarsi sul confronto tra le diverse proposte in campo si ridurrà al classicotiro della fune ed ancora una volta non avremo né vincitori névinti ma a perdere sarà sempre e comunque la città e noi maddalonesi.

bocchetti