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MADDALONI- Fuori dal coro e dalle dichiarazioni ufficiali. Si leva la voce del dissenso sul primo bilancio di previsione dell’era post dissesto finanziario. C’è un dissenso metodologico e silenzioso che vive anche dentro la maggioranza. In molti hanno notato l’assenza del commercialista Giuseppe Carfora. Ufficialmente e realmente era in quel di Roma. Ma non c’è condivisione sull’impostazione del lavoro. Insomma, c’è una faglia nella maggioranza che è sepolta, non è visibile ma che è sismicamente attiva. E poi c’è il dissenso ragionato delle opposizioni. Ad elencare le obiezioni è Gaetano Correra portavoce di Alternativa per Maddaloni.

Cosa è che non vi convince?

E’ la struttura di questo bilancio di previsione che espone l’ente locale, dopo anni di difficoltà, a rischi inutili.

Quali rischi?

La cosa strana è che tutto l’impianto della programmazione finanziaria si regge su un accordo extragiudiziale con l’Interporto Sud Europa e il pagamento delle rate trimestrali. Questo apre scenari di rischio comprovati.

Nello specifico?

Primo: manca una clausola di salvaguardia. E non è vero, come dice il sindaco che il non pagamento di una rata diventa titolo esecutivo. E’ vero da un punto di vista tecnico ma in pratica poi bisogna attivare le azioni conseguenti con tempi e modi che lascerebbero l’ente senza certezze di riscossione. E fondare anche i contratti di manutenzione ordinaria (che è necessario riattivare visti i costi supportati dagli utenti) su queste incertezze espongono l’ente al rischio di gravami finanziari senza copertura non preventivati. E così si realizza lo squilibrio di bilancio e la condizione di bilancio strutturalmente deficitario.

Quindi quale era l’alternativa metodologica da seguire?

Impostare il bilancio di previsione, per intero, su entrate certe. In pratica, approvare lo strumento e poi una variazione di bilancio totalmente dedicata alle entrate legate all’accordo con l’Interporto. In questo ambito, attivare servizi e una programmazione con la clausola di salvaguardia che subordinava i servizi alle entrate. Così si azzeravano i rischi e aggiungevano nuove potenzialità finanziarie. Un modo per blindare i conti. Invece, così si espone gratuitamente il comune al rischio gratuito di uno squilibrio. Agganciare le spese certe al corretto incasso è il principio di precauzione da seguire sempre. Così invece si è costruito un bilancio strutturalmente deficitario. Per giunta, senza queste entrate supplementari c’è da chiedersi se il Comune avrebbe potuto licenziare un bilancio veramente equilibrato.

Ma non si rilevano obiezioni dei revisori dei conti…

Ecco l’assenza dei revisori dei conti e soprattutto la mancanza di un pronunciamento sull’accordo extragiudiziale è un vero problema. Il problema non è la sostenibilità formale dello strumento di previsione ma quella reale. Ripeto: sottoporre il territorio a rischi contabili potenziali non è stata una scelta saggia. Così come non è altrettanto saggio legare i destini contabili dell’ente locale a quelli dell’Interporto Sud Europa. Questo lo abbiamo detto in tempi non sospetti. Lo abbiamo ripetuto. Ma non siamo stati ascoltati. E adesso, non possiamo e non vigliamo tacere.

Redazione