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NAPOLI- (di Elio Bove) Il dibattito ha assunto toni surreali. La bonifica è tutta da pianificare, finanziarie e realizzare. Ma ci si si attarda a discutere sul futuro urbanistico dell’invaso di Cava Monti e dintorni. Le fumarole continuano ad immettere i n atmosfera esalazioni di idrocarburi aromatici ed ecco il resoconto della discussione tenutasi nella commissione “Terra dei Fuochi” sul destino di un sito sul quale la Procura di Santa Maria Capua Vetere ordinò l’esecuzione di carotaggi, per verificare se l’avvelenamento ha raggiunto effettivamente la falda, ritorna a far discutere. Si era ipotizzato il reato di disastro ambientale, ma oggi si pensa al futuro, a quello che dovrà essere realizzato nell’area martoriata. E’ una zona fortemente vocata al settore logistico, ricordo a tutti che a circa 400 metri dall’epicentro della Cava Monti c’è il casello autostradale in costruzione, della A30. Quella è una zona che, secondo me, doveva avere un cambio di destinazione ed è la nostra proposta che abbiamo fatto già all’estensore del Piano”, ha chiarito Bruno Cortese, Consigliere comunale di minoranza del Movimento Maddaloni Green, presente all’incontro con l’ex assessore Angelo Schiavone, Arturo Cerreto, Responsabile del Settore Ambiente del Comune di Maddaloni e l’assessore Salvatore Liccardo.Maddaloni Green è un’Associazione che da un po’ di anni è sul territorio di Maddaloni con particolare attenzione alle problematiche di carattere ambientale”, continua il Consigliere, candidato sindaco ed ora legittimamente all’opposizione, per verificare come procedono i lavori su Cava Monti. “Non mi permetto, né ho nessun tipo di cognizione rispetto alle problematiche tecniche che dò per acquisite”, si presenta così il Consigliere Cortese alla Commissione. Per chi ha seguito dall’inizio le vicende di Cava Monti ricorderà che l’Arpac già nel 2009 chiedeva al Ministero dell’Ambiente, alla Procura, al Sindaco, al Prefetto, al Presidente della Regione, di intervenire con urgenza perchè erano state riscontrate la presenza di rifiuti tossici e di fumarole sospette. Con in più, veniva documentato che “dalle analisi effettuate emergeva che l’aria prelevata conteneva elevate concentrazioni di solventi organici aromatici, con particolare rilevanza per il benzene, che tra i composti organici è quello dotato di più elevata tossicità. Tali risultati rendevano inderogabili l’attivazione immediata di misure in sicurezza dell’area e portavano a pensare che, oltre a scorie di fusione, altre tipologie di rifiuti speciali fossero stati interrati nell’area cava”. Tutto questo non è bastato e non basta, se è vero che sempre il Consigliere Cortese dice in Commissione: “La mia volontà di approfondire quest’aspetto è perché volevo sapere, quindi avere in qualche modo anche un supporto dalla Regione, se c’erano degli inconvenienti, delle incompatibilità rispetto al nostro obiettivo che è quello di dare una destinazione urbanistica. Non c’è una particolare esigenza, anzi, nessuna esigenza per quanto riguarda l’emungimento dell’acqua dal sottosuolo. Sappiamo che tutte le aree industriali della nostra area, quasi tutte, attingono l’acqua dall’impianto pubblico”.L’audizione è stata convocata per le azioni di bonifica, ma evidentemente la redazione del Puc incombe così tanto da far dimenticare quello che scriveva la Procura della Repubblica nel 2014: “Le prime verifiche tecniche hanno rivelato che l’avvenuta contaminazione antropica ha raggiunto la falda acquifera. Considerata la presenza nell’area di masserie abitate e di un’intensa attività agricola, in teoria può già ipotizzarsi, sulla base di questo primo accertamento tecnico, il reato di disastro ambientale”.

Redazione