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MADDALONI- Mentre politici, movimenti, partiti, consiglieri comunali sono ossessionati solo dal Puc e dalla destinazione d’uso dei suoli, le analisi tecnico-scientifiche su Cava Monti sono già ad una svolta. Non è né inquinata e né contaminata l’ acqua accumulata sul fondo dell’invaso dell’ex Cava Monti (contenente circa 300 mila tonnellate di rifiuti speciali, secondo i consulenti della Procura della Repubblica di S. Maria C.V.). Dopo i prelievi e le analisi (rese possibili dal dissequestro a tempo di 120 giorni del sito) sulle acque di fondo è emerso l’assenza di concentrazioni anomale di manganese, fluoruri e nitrati. E domani, nel tavolo tecnico (Arpac, Regione, Comune, Asl, Università) si parlerà di questo e di molto altro. La svolta c’è perchè, dopo due mesi di lavoro (a partire dal 2 febbraio scorso), ci sono già le prime indicazioni. Vista la stratigrafia, la profondità del sito e il regime idrogeologico, la prima valutazione è che la presenza di acqua sia legata ad un regime sorgentizio. Così, cambia l’intero scenario: l’emergenza di acqua sorgiva pulita implicherebbe delle falde non contaminate, suffragando l’ipotesi (già acquisita a Caivano, grazie agli studi della task force Pandora) che le concentrazioni alte di manganese e ferro siano collegate dalla natura vulcanica dei suoli. Restando nell’ambito degli scenari possibili, si apre la questione delle questioni: la revoca, a a Maddaloni così come è stato a Caivano, dei divieti di emungimento dai pozzi. Sempre in concreto, si procederà pertanto ad una rimodulazione dei carotaggi in corso e della prospezione nell’area di rampa e sul corpo dei rifiuti sepolti. Sempre in concreto, questa piccola variante porterà a qualche risparmio economico. Si è vicini alla definizione, fisico-chimica finale, del sito. E’ vicino quindi il tempo di pianificare la tipologia di intervento di messa in sicurezza. Poichè l’argomento non interessa agli adepti del “pensiero unico della Puc-mania”, anche l’attività delle fumarole (esalazioni caustiche di vapori di benzene, toluene, xilene in atmosfera, è più contenuta. Una prospezione geotermica contribuirà a a mappare estensione e profondità delle reazioni esotermiche in atto.

Redazione