00 3 min 4 anni

MADDALONI- Il Comune è ente attuatore. Ma il Comune è pure parte lesa. E ora il Comune protesta formalmente con la Regione. Anzi, la mette in mora. Si sono rovesciati i ruoli nella gestione del disastro ambientale dell’ex Cava Monti. Tradotto l’ente locale segnala alla Regione i ritardi ingiustificati accumulati nella convocazione del tavolo tecnico finale e nell’avvio delle fase progettuale (bonifica e/o messa in sicurezza) da affidare a Invitalia. In concreto, con l’invio della “relazione sullo stato finale” il comune ha chiuso ufficialmente tutti gli atti che mancavano per accedere alla “fase tre” che è quella dell’intervento sul sito. La “fase due” si è chiusa con la validazione dei risultati della caratterizzazione fisico-chimica dei rifiuti tombati. Gli studi voluti per meglio conoscere e studiare la natura, estensione areale, profondità del materiale sepolto. Il parere tecnico sul piano di caratterizzazione avrebbe già consentito alla Regione Campania di affidare ad Invitalia la progettazione esecutiva degli interventi, finanziata con 15 milioni di euro. Ma oltre quello che è comunque un atto burocratico, ci sono i primi risultati degli interventi. Ottenuto lo «spegnimento delle fumarole» o comunque il contenimento del fenomeno. Grazie alle operazioni di movimento e compattazione delle coperture in terra, le esalazioni caustiche in atmosfera di vapori di benzene, toluene, xilene in atmosfera sono drasticamente diminuite. Il fenomeno, collegato a reazioni chimiche esotermiche (interazione tra metalli pesanti, ossigeno atmosferico e acqua) si ripresenta, in maniera significativamente ridotta e in tempo limitati, solo in caso di forti variazioni delle condizioni meteo esterne e per infiltrazione delle acque meteoriche. Dall’aria all’acqua. Dall’analisi delle acque di fondo, presenti nell’invaso, è emerso l’assenza di concentrazioni significativamente anomale di manganese, fluoruri e nitrati. Nessuno degli inquinanti, considerati potenziali contaminanti delle falde, è presente con picchi allarmanti sul fondo della cava. E poi c’è la questione del suolo sollevata dal comune che ha chiesto una verifica dei rischi fino allo zoccolo di tufo basale. La totalità dei dati, che sarà presentata in una conferenza dei servizi, consentirà l’avvio della progettazione esecutiva per la messa in sicurezza probabile dell’invaso. Restano inalterati i divieti di commercializzazione di prodotti agricoli entro un raggio di 500 metri dalle fumarole e quelli di emungimento della acque dai 61 pozzi irrigui sequestrati da oltre cinque anni.

Redazione