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MADDALONI- Si è quasi chiusa l’attività febbrile dei cantieri. Smaltita la maggior parte dei lavori urgentissimi per l’adeguamento strutturale dell’ospedale di Maddaloni. Da lunedì, entra in funzione il “cuore operativo del Covid Hospital”: apre l’area di degenza con i suoi 40 posti letto ricavati nel reparto di chirurgia e medicina. Fino ad ora, la corsa contro il tempo è stata fatta per allestire soprattutto i posti di terapia intensiva (sette a cui si aggiungono i nove ricavati nelle sale operatorie) più i tre di terapia sub intensiva. Ma sarà l’area di degenza quella operativa più importante perchè qui (secondo le statistiche) transiteranno il maggior numero di potenziali pazienti. Tra tutti i positivi ai tamponi, solo il cinque per cento (sul territorio regionale) ha bisogno di cure rianimative. Per tutti gli altri, servono percorsi organizzati e sanitariamente protetti di isolamento, osservazione e degenza a tempo determinato. Per questo servizio sarà impiegato a pieno regime il plotone dei 55 infermieri organizzato su cinque turni. Continua il reclutamento di medici internisti e anestesisti.

Area osservazione e isolamento

Altra attività essenziale di cui si ha un’estremo bisogno è quella di isolamento temporaneo e di osservazione per le persone sottoposte a tampone. Insomma, l’attivazione delle degenze coinciderà con la gestione in sicurezza della crescente quantità di individui sottoposti a controlli e verifiche per rispondere on servizi adeguati al potenziamento delle politiche regionali e nazionali che puntano sull’incremento dei kit per contrastare la diffusione del contagio. Visti anche i dati delle guarigioni, sarà questa l’area dove si registreranno il maggior numero di dimissioni. Va precisato che non esiste un Pronto Soccorso per l’emergenza Codiv-19. In parallelo e in continuità con questa area è già attiva quella del percorso di rianimazione. Al momento, nonostante la disponibilità di quattro posti letto (a regime saranno più di 20) si registra temporaneamente un solo accesso.

Un primo bilancio

Si può fare un primo bilancio: realizzati in 15 giorni i lavori di adeguamento non fatti o negati in 15 anni. Questo non è il tempo delle polemiche ma di solidale mobilitazione. Ma per non cadere nel buonismo melenso, che poi è l’altra faccia della malafede, facciamo un nodo al fazzoletto: passata l’emergenza, sarà obbligo morale fare i conti e chiamare tutti i dirigenti sanitari e regionali (che si sono avvicendati negli ultimi 15 anni) nonchè le varie parrocchie politiche (con annessi parrocchiani devoti) a dare conto di quanto non è stato fatto a cominciare dai lavori di ristrutturazione a singhiozzo, promessi, avviati e mai completati negli ultimi cinque anni in generale e negli ultimi 24 mesi in particolare. E’ un fazzoletto pieno di nodi.

Redazione