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MADDALONI- E finalmente c’è il “calendario ultimativo”. Dalle indagini integrative c’è già la prima valutazione, quasi completa, sull’evoluzione fisico-chimica delle circa 300 mila tonnellate di veleni sepolti nell’invaso dell’ex Cava Monti e sulle fumarole che immettono in atmosfera diossine, toluene, xileni e una vasta gamma di idrocarburi aromatici. Il vertice, convocato ieri mattina dal Procuratore Maria Antonietta Troncone, sono scaturiti i primi punti fermi in una disastro ambientale durato 25 anni. Primo: entro fine dicembre, saranno consegnati anche i dati sulle prospezioni geofisiche aggiuntive e sulle falda nell’area di cava. Secondo: i dati saranno consegnati a Invitalia che inizierà la progettazione esecutivi degli interventi all’inizio del 2020. Terzo: i progettisti incaricati, sulla base dei risultati analitici completi, opteranno tra due possibili scenari: la bonifica mediante rimozione delle masse sepolte e trasferimento delle stesse in discariche speciali oppure tombamento degli sversamenti clandestini. L’intero intervento, affidato ad Invitalia, è finanziato dalla Regione Campania con 15 milioni di euro. Al momento, l’ipotesi più gettonata (sulla base di una simulazione costi-benefici) potrebbe essere il tombamento e quindi la costruzione di un sarcofago in cemento armato per l’isolamento permanente delle masse sepolte opportunamente trattate. Il comune di Maddaloni ha chiesto e ottenuto una verifica completa sulla evoluzione della contaminazione delle falde acquifere. Vista l’assenza di concentrazioni significativamente anomale di manganese, fluoruri e nitrati sul fondo della cava, si valuteranno le concentrazioni legate ai pozzi irrigui e quindi, a risultati aggiornati, se rinnovare e revocare il divieto di uso per scopi irrigui su 61 pozzi.

Redazione