00 3 min 3 giorni
Dopo i sopralluoghi effettuati con il Consorzio di tutela del Limone Costa d’Amalfi Igp

Emergenza “Mal Secco” in costiera amalfitana. Dopo il grido d’allarme delle scorse settimane arriva una robusta richiesta di interventi avanzata da Coldiretti. Dopo i sopralluoghi effettuati con il Consorzio di tutela del Limone Costa d’Amalfi Igp e con il professore Antonio De Cristofaro dell’Università del Molise nelle zone interessate, il direttore della Coldiretti di Salerno Enzo Tropiano fa il punto: “La situazione che abbiamo trovato è effettivamente preoccupante, il fungo mal secco è abbastanza diffuso in tutti i limoneti sia a valle che a monte. Sono presenti molte piante che mostrano i segni del fungo dai rametti apicali, mentre in molti casi l’infezione funginea parte anche dalle radici”.

I numeri cominciano ad essere impressionanti se commisurati alla grandezza del territorio interessato: “Ad oggi si stima che siano affette da mal secco circa 50.000 piante che sono da reimpiantare, con evidenti problemi anche per gli abbruciamenti e le relative deroghe di concessione comunale. Impossibile movimentare le piante secche a valle senza contagiare tutto ciò che incontrano nei passaggi sui diversi terrazzamenti”.

Una situazione da tenere sotto controllo per evitare che si diffonda ulteriormente: “Non essendoci cura -prosegue il direttore Tropiano- dovranno essere adottate una serie di misure per combattere la diffusione di questo fungo che crea seri problemi ai nostri agricoltori. Occorre avviare immediatamente il monitoraggio con il fitosanitario, facendo anche tesoro delle esperienze dei territori che da tempo lo combattono come la Sicilia. Il Cnr di Acireale da 50 anni è in prima linea contro questo fungo”.

Le prassi da adottare devono tenere conto delle criticità e dei vincoli in essere nella costiera amalfitana ed hanno anche bisogno di alcune deroghe per essere efficaci: “Si deve partire dalla formazione, chi ha il problema deve sapere come combatterlo. Occorre definire delle prassi di coltivazione, di potatura e di reimpianto che limitino la diffusione del fungo. Anche i sindaci e la forestale devono fare la loro parte consentendo le deroghe necessarie per l’abbruciamento in loco del materiale infetto secco”.

Una mano potrebbe arrivare dai contributi Agea per il malsecco ma che invece hanno dei parametri inaccessibili per le aziende campane che hanno in media mille metri quadrati di suolo a disposizione, ben lontano dall’ettaro richiesto nei requisiti: “Si dovrebbe spingere Agea a rivedere questi requisiti ed al tempo stesso la Regione Campania dovrebbe attivare una misura specifica per la limonicoltura, immaginando un contributo per l’espianto e il reimpianto dei limoneti contagiati, con particolari percentuali di intervento sulle due costiere e le isole dove il costo dell’impianto è triplo rispetto alla limonicoltura pianeggiante” conclude Tropiano.

Redazione