00 3 min 5 anni

MADDALONI- Anche il sindaco Andrea De Filippo non ha voluto mancare al tradizionale ritrovo sulla tomba di don Salvatore d’Angelo che ha dato inizio, in forma privata e raccolta, alle celebrazioni per il 19esimo anniversario della scomparsa di don Salvatore D’Angelo. Il tempo non cancella quello che i maestri instillando nel cuore degli allievi. E così, chi di don Salvatore l’ha conosciuto di persona e per questo ne conserva il ricordo più vero, fedele e autentico, stamattina di buon ora ha, in maniera sobria, celebrato un ricordo del fondatore del Villaggio dei Ragazzi presso il cimitero di Maddaloni. Raccoglimento, preghiera e rinnovo dell’antico legame che che il tempo, la vita e la morte non dissolvono. Abbiamo raccolto lo stato d’animo del sindaco.

Chi non c’è più vive sempre nella memoria di chi è vivo. Oggi, anche il sindaco ha voluto partecipare al ritrovo tradizionale del 30 maggio?

Per la verità, ogni anno e in forma strettamente privata, vado al cimitero. Quest’anno di nuovo c’è solo che sono sindaco. Ma è un dettaglio perchè la mia storia, la mia vita e il mio percorso, formativo ed esistenziale, riportano anche a don Salvatore.

Un legame personale ma anche un percorso di formazione politica…

La mia storia è quella lì e di cui, con assoluto rispetto per i percorsi altrui, ne sono orgoglioso. Ma questo, non è il giorno dei ricorsi politici e nemmeno il giorno della memoria.

Giorno della memoria, in che senso?

Si, giorno della memoria. Le celebrazioni, di qualsiasi genere, se sganciate dal valore della testimonianza vissuta in prima persona cioè dalla conoscenza diretta dei fatti, diventano “Giorno della memoria”. Si tratta di un legittimo e rispettabile esercizio di eventi collocati nel passato degni di celebrazione ma che non hanno un riferimento diretto alle vita delle persone. Forse oggi più che mai, c’è bisogno di testimoni e di esercizio di testimonianza. Altrimenti, le amicizie, sbocciate post mortem, non rendono l’esatto valore e nemmeno la valenza formativa degli eventi che si vogliono ricordare.

Insomma, come scrisse Papa Paolo VI “c’è bisogno di maestri e ancora più di maestri testimoni”?

Senza scomodare citazioni e analisi forbite, più modestamente è il ricordo di una persona che ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di tanti ragazzi, nella mia e della nostra comunità. In aggiunta, il concetto di “maestro e testimone” è interessante. Chi non è maestro e testimone diventa quello che personalmente definisco “maestro di mandolino” cioè persona che, anche in buona fede, discetta di cose che poi in verità non conosce perchè non le ha mai sperimentate. E proprio per questo, in ossequio agli insegnamenti di don Salvatore, dopo il ricordo sono immerso nei miei compiti istituzionali ufficiali.

Redazione