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Comincia la settimana più tragica della storia del Villaggio dei Ragazzi. Con molta probabilità (in attesa del pronunciamento ufficiale del Tribunale) il ricorso avverso al diniego di accedere «procedura di sovraindebitamento» spalancherà la strada verso le procedure fallimentari. Percorso già sancito dalla sezione fallimentare (presieduta da Gianpiero Scoppa). Eppure di carte bollate, dell’intervento della Procura della Repubblica di procedimento giudiziari inquietanti, che disegnano una gestione finanziaria a tinte fosche, non c’è traccia e non se ne parla in questi giorni. Nel chiacchiericcio dei soliti comunicati stampa, gli stessi che festeggiavano l’avvenuta «messa in sicurezza dei conti del Villaggio» prima dell’avvio delle elezioni amministrative, e tra gli appelli generici a mobilitazioni improbabili, accogliamo l’intervento dell’avvocato Franco D’Angelo che ha deciso di mettere in piazza gli atti ufficiali e le verità nascoste.
C’è qualcuno che sul disastro finanziario del Villaggio non sta dicendo la verità?
La quantità di fandonie e mezze verità, condite da mezze bugie e sciocchezze senza fondamento, sta superando il livello di guardia. Quando è la Procura della Repubblica che chiede il fallimento, quando la relazione del presidente Scoppa (sezione fallimentare) disegna un Villaggio privato che ha tutti i crismi di qualsiasi altra impresa, quando lo stato di insolvenza non tocca più solo i privati ma addirittura l’erario (12 milioni di euro non versati solo all’Inps), non si può far finta di nulla e continuare a ripetere le solite liturgie, la «pappa dolciastra dei buoni sentimenti» e il buonismo di facciata. La gente, i cittadini, i contribuenti e i maddalonesi meritano di sapere la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità.
Tipo?
C’è l’imbarazzo della scelta: tipo che quando si invoca la salvezza del Villaggio di don Salvatore si fa disinformazione.
In che senso?
Basta leggere le carte ufficiali. Nel senso che sta fallendo non il Villaggio di don Salvatore (a cui si appellano i buon sammaritani smemorati dell’ultimo minuto) ma la fondazione di diritto privato costituita nel 2014. Smettiamola di fare gli sbadati: la fondazione di don Salvatore (quella nata nel 1947 e costituita nel 1975) non esiste più. E’ morta nel 2000 con il suo fondatore del quale sono state ignorate le volontà testamentarie. Ed è stata uccisa una seconda volta nel 2014 quando, con il benestare di tutti coloro che siedevano nel CdA e dei politici tutti plaudenti, ha smesso giuridicamente di essere un’ex Ipab (istituto pubblico di assistenza e beneficenza) per diventare un ente privato con una chiarissima vocazione: dismettere l’assistenza ai minori in difficoltà e puntare sulle scuole. Così è stato sepolto don Salvatore ed è stata sposata la linea dei Legionari: scuole private a pagamento. Il Villaggio dei Ragazzi che tutti invocano è stato ucciso con un atto notarile nel 2014. Altro che assistenza: oggi si paga. Pagano tutti, come in tutte le scuole private. Non lo dico io, ma lo scrive il presidente Scoppa. Adesso si vuole, con soldi pubblici salvare un’impresa (che ha voluto fortissimamente diventare privata) in una provincia che stenta a tenere aperte le scuole statali.
Tradotto ci sta dicendo che è stato tradito lo spirito del fondatore?
Si con il concorso degli amministratori locali. Tutti hanno contribuito a picconare l’ex Ipab. E faccio una breve ricostruzione: il primo a dare il colpo mortale è stato paradossalmente l’ex presidente della Regione Antonio Bassolino. E’ vero che garantiva quasi cinque milioni all’anno (fondi attinti dalla sanità regionale per la cura dei tubercolotici). Ma è anche vero che Bassolino ha giustamente chiesto una transizione dell’ex Ipab nel settore del welfare: partanto, per continuare ad ottenere altri fondi, bisognava presentare progetti di assistenza mai redatti. Quindi, consumata la dote finanziaria, Caldoro è stato costretto (in assenza di progettualità) a chiudere i rubinetti. L’altro colpo mortale è stato assestato quando volontariamente sono state dismesse le scuole dell’obbligo. Da quel momento, Il Villaggio per i minori ha cessato di esistere stato dismesso. E tutto è accaduto con il placet dei sindaco da Lombardi a Cerreto fino a De Lucia. Si è pensato ad osannare i Legionari, sposandone le volontà, e nona  tutelare la missione dell’ex Ipab.
Ma serve concentrarsi sul passato, visto che non potrebbe esserci più futuro?
E proprio del futuro che vorrei parlare. Ho per ben tre vlte sollecitato la reggenza commissariale, sia l’ex sindaco Rosa De Lucia che Giuseppe Alineri, a recuperare lo spirito originario improntato all’assistenza dei minori. Ed ntrambi hanno scelto la «linea dei Legionari».
In che senso?
Tutto incentrato sulle scuole. Ho proposto, ad entrambi di puntare sull’assistenza dei minori profughi non accompagnati per approdare ad una condizione di gettito finanziario certo. Di questo tentativo reiterato ho anche due testimoni. Il primo è Andrea De Filippo, che ha avanzato in consiglio comunale una simile proposta suscitando un reazione di pura sufficienza
E chi è il secondo testimone?
Coinvolgendo l’ex commissario straordinario Samuele De Lucia ne ho parlato ad Alineri in occasione dell’inaugurazione della piazza don Salvatore D’Angelo.
Con quale risultato?
Mi è stato risposto che c’era il problema di ristrutturazione delle camerate. Che, a mio avviso, si poteva e si può risolvere investendo parte dei fondi regionali. Poi ho proposto anche di puntare sull’assistenza agli anziani, senza mai ottenere risposte. Oggi, è troppo tardi. Dunque, voglio io sollevare degli interrogativi: perché la Regione dovrebbe finanziare un ente che non fa assistenza e che è privo di prospettive progettuali future?
Da questo momento, carte alla mano, solleverò solo interrogativi sulla gestione della fondazione.
E sempre carte alla mano invito tutti (consiglieri regionali, ex sindaci, politici, ecc.) ad un dibattito pubblico documentato sul perché il Villaggio è sull’orlo del baratro e perché sono sempre meno praticabili le vie d’uscita.

bocchetti