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MADDALONI- Giocatevi 26, 18 e 54. Giocate una posta modica sulla ruota di Napoli. Il 26 è il castello, 18 l’avvocato e 54 l’acquedotto. Meglio sorridere al cospetto del valzer dell’esproprio. La Regione Campania, e per essa il «Settore ciclo integrato delle acque e dei rifiuti», ha prima avviato il procedimento di esproprio dell’impianto cioè dell’acquedotto abusivo costruito nelle cinta muraria del castello. E ora ci ha ripensato. Tecnicamente, ha revocato unilateralmente l’atto di esproprio considerato necessario per avviare l’«adeguamento di un sistema di alimentazione idrica di pubblica utilità». La struttura era stata considerata strategica e avrebbe dovuto ospitare una «postazione di conturizzazione» cioè di misurazione dei volumi d’acqua immessi lungo la rete Maddaloni-Santa Maria a Vico. In maniera inattesa, c’è l’indietro tutta. Una marcia indietro che aggiunge l’ennesimo episodio strano in una vicenda che è aperta da 93 anni cioè dal lontano 1926.  Gli eredi de’ Sivo, e in particolare l’avvocato Pasquale D’Alessio (il principale attore della contesa), annunciano azione legali aggiuntive. «Abbiamo impugnato il procedimento –annuncia D’Alessio-  ora chiederemo conto di un atto infondato che aggiunge anomalie burocratiche alle già anomali condotte degli enti che, da sempre, hanno brillato per la loro assenza nell’azione di tutela dei monumenti e del parco annesso».

Redazione