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Lui è Antonio Mancini, ex boss della banda della Magliana, una delle organizzazioni criminale più importanti della storia della malavita italiana.
Antonio Mancini dopo aver scontato la pena con la giustizia, ha decisamente cambiato il suo percorso di vita, dedicandosi al sociale ed all’editoria; infatti è stato autore di tanti libri autobiografici raccontando nei dettagli il suo cammino criminale, gli inizi, l’impero e la caduta dell’organizzazione a delinquere nata e caduta all’ombra del Colosseo.
L’ultimo lavoro di Antonio Mancini si intitola “Con il Sangue agli Occhi” e tra le varie storie narrate c’è quella del compianto Carlo Maggi, ex pugile romano e, anch’egli come Mancini, con un passato fatto di strada.
Mancini ricorda il suo amico mettendo in evidenza il progetto sociale di Carletto che ospitava tanti giovani nella sua palestra c con l’obiettivo di allontanarli dalla strada e dalla tentazione della droga e della malavita.
E da qui l’accostamento con Clemente Di Crescenzo, alias Boksic, il coach della Boxing Maddaloni e selezionatore della nazionale italiana.
Ed in effetti il progetto sociale che Clemente sta portando avanti all’ombra delle due torri è che si estende anche nel beneventano, assomiglia tanto a quello di Carletto nella capitale.
Nel suo libro, Mancini, elogia Clemente per l’attività che svolge a titolo gratuito.
I due sono amici e prossimamente si ritroveranno insieme in un progetto all’interno delle scuole con convegni e parleranno alle nuove generazioni invitandoli a praticare sport e mettendoli in guardia dalle tentazioni dei soldi facili.
Ecco quanto scritto da Mancini relativamente a Carlo Maggi e Clemente Di Crescenzo:
Carletto & Clemente.
Maestri di vita & Maestri di ring.
“Con Carlo ” Carletto” Maggi ero amico d’infanzia e da ragazzini insieme avevamo fatto anche qualche danno, poi lui si rese conto che i sogni da realizzare troppo in fretta solitamente muoiono all’alba e forte con le mani come nessun’altro decise di dare un senso alla sua abilità seguendo il Maestro di boxe Mario Aglietti.
Sinistro… gancio… destro… finta di gamba e tronco… uppercut… e l’avversario era culo sul quadrato.
Non molto alto, fisico di un torello, biondo di capelli, occhi chiari, sempre sorridente, disponibile e gentile con tutti, Carletto somigliava a Bruce Willis e aveva un cazzotto pesante come un maglio. Carletto il Biondino era un Campione.
A San Basilio gli volevano tutti bene, io per primo, perchè forte della sua esperienza di strada Carlo scandagliava ogni cortile di ogni lotto della borgata, per convincere i ragazzi più irrequieti a cambiare percorso.
Ci provò anche con me Carlo,ma dopo qualche seduta in palestra, una manciata di ore con la corda, qualche scarica di rabbia sui sacchi e la peretta e qualche scambio di cazzotti, gli dissi: ” A Cà, la boxe nun fa pè me…se suda troppo, se pijano troppe botte e ce so troppe regole che io nun sopporto”.
Carletto adesso non c’è più Carletto è morto ma per me è sempre vivo, talmente vivo che il capitolo intitolato Carletto il Biondino, del mio nuovo libro ‘Qualcuno è vivo’, l’ho dedicato a lui ancora in vita e sono sicuro che sarebbe stato contento nel leggere che “l’Accattone” lo teneva sempre nel cuore.
Carletto non c’è più R.I.P., ma per fortuna che ovunque ci sia una palestra di noble art, c’è un Maestro che scandaglia le strade, i cortile e i vicoli delle periferie alla ricerca di ragazzi irrequieti da salvare. Come nella palestra del Maestro Clemente De Crescenzo in quel di Maddaloni. Un Pensiero Alto per Carletto e onore a tutti i Clemente che si adoperano affìnchè i percorsi segnati possano avere direzioni diverse senza dover prima attraversare la notte.
Ps. Omaggio scritto di botto alle tre di notte, senza editor e ne correttori di bozze ma semplicemente come dettato dal cuore.”
 

bocchetti