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MADDALONI- Una notizia che non può passare sotto silenzio. Se non fosse che era attesa da 33 anni. Quello che adesso non può mancare è l’attenzione alla tipologia di intervento e ai tempi di realizzazione. Certamente, si parte dalla messa in sicurezza. Molto probabilmente, ci sarà il tombamento e non l’asporto: in concreto, un sarcofago emetico custodirà le 300 mila tonnellate di rifiuti speciali occultate nell’invaso dell’ex Cava Monti, sito sequestrato dalla Procura della Repubblica.

On. Del Monaco, in qualità di membro della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti ed ecomafie, non le sembra che esista una scarsa attenzione?

Ad onore del vero, c’è stata sempre una mobilitazione delle associazioni. Personalmente, ricorso anche una marcia. Il Movimento Cinque Stelle poi, ance attraverso atti nella commissione ambiente del Senato gestiti da Wilma Morronese, che seguito passo dopo passo tutto l’evolversi di questa lunga e inquietante vicenda. Semmai, il problema è stato sempre quello dei tempi lunghi.

E ora?

E ora è il caso di porre attenzione sull’intervento e anche sulle vicende giudiziaria che intessa il sito. Questo caso, unitamente a situazioni analoghe, vanno monitorati per quello che rappresentano: una stagione inquietante di utilizzo del territorio e di smaltimento illegale. Nell’immediato, sono soddisfatto che si sia approdati all’affidamento dei lavori come atto conclusivo della lunga fase di progettazione esecutiva fatta da Invitalia.

Resta sempre il problema della vigilanza del territorio che non è facile da garantire?

E’ un’emergenza a cui tutti i cittadini sono chiamati a dare un contributo. Dopo lo spegnimento delle fumarole e con la fine delle esalazioni caustiche in atmosfera di vapori di benzene, toluene, xilene, non possiamo non dirci soddisfatti perchè si comincia a ragione su come riconsegnare alle future generazioni un territorio non è più ferito, mortificato e pericoloso per la salute pubblica.

E’ un percorso tutto ancora da fare?

E’ un percorso tutto da iniziare su scala regionale. Proprio per questo, serve l’attenzione costante anche delle organizzazioni degli agricoltori ancora alle prese con le ordinanza di divieto di coltivazione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli entro un raggio di 500 metri dall’invaso e di emungimento, per scopi irrigui, delle acqua da 61 pozzi posti sottosequestro.

Redazione