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di Nello Ferraro – Una domanda apparentemente semplice posta da un millennials che potrebbe mettere in difficoltà perfino Gianni Rodari perché, come per tutte le cose della vita, è quasi impossibile spiegare e trasmettere certe “emozioni” a chi non le ha mai vissute sulla propria pelle perché, come cantava il grande Lucio Battisti, “capire tu non puoi…”. Cosa ancor più complicata se riguarda il più grande e discusso calciatore mai esistito capace di fondere genio e sregolatezza, arte e passione, gioia e dolore, cadute e voli, ricadute e miracoli.

L’uomo capace di realizzare i sogni di tutti i ragazzini partendo dalle favelas argentine fino ad arrivare sul tetto del mondo praticamente da solo, nonostante non fosse un tennista o un golfista ma che avrebbe potuto esserlo tranquillamente per come accarezzava e trattava le “palline”. Se la domanda fosse posta ad un semplice appassionato di calcio o ad un freddo osservatore potrebbe rispondere, in modo sbrigativo e scostante, che è stato un calciatore formidabile, forse il più forte, magari aggiungendo la postilla della vita privata “sentendosi come Gesù nel tempio” ma ancora dubbioso se poter scagliare o meno la “prima pietra”.

È morto Diego Armando Maradona: il mondo saluta il Dio del calcio

Cosa totalmente opposta se a dover rispondere è un amante del calcio o, addirittura, un tifoso napoletano

Infatti, per quest’ultimo Diego è stato molto di più del calciatore alieno atterrato a Napoli dispensando scudetti e coppe come mai successo prima. È stato un mix perfetto tra mare, Vesuvio, cielo, musica, poesia, Troisi, Daniele, Totò e de Filippo. Maradona è stato un padre, un figlio, un amico ma, soprattutto, il re incontrastato di un popolo spesso tradito e sfruttato da falsi regnanti e governanti, trattato come “nà carta sporca” e abbandonato spesso tra “mille culure e mille paure”. È stato il comandante vero che gli ha tolto “gli schiaffi dalla faccia” e che mai avrebbe abbandonato la nave, nonostante gli assegni in bianco proposti dalle sirene del nord. È stato il masaniello che ha capito sin da subito di dover giocare “contro tutti quanti” ergendosi a difensore di un popolo spesso offeso e discriminato.

Addio a Diego Maradona: un uomo solo al comando tra miracoli, eccessi e l’eterna convivenza con la morte

Un rivoluzionario che non ha mai avuto paura dei poteri forti denunciando il marcio esistente e pagando sulla propria pelle le conseguenze, nonostante poi il tempo gli abbia dato ragione. Non é un caso che sia morto lo stesso giorno di Fidel Castro e di un altro genio come George Best e in una data che rievoca numeri a lui consoni. Una sorta di divinità laica per i partenopei (e non solo) da venerare, rispettare e difendere da chi, anche dopo la morte, continua a infangarlo nonostante Diego abbia sempre sostenuto di non essere un esempio da seguire, ben consapevole degli errori commessi e del caro prezzo pagato rispetto ai “comuni mortali”, lui che di mortale non ha nulla essendo ormai una leggenda immortale che continuerà ad essere tramandata di padre in figlio permettendo, anche a chi non ha avuto il privilegio di guardarlo dal vivo, di poter esclamare lo stesso “HO VISTO MARADONA” grazie ai racconti ed ai filmati mostrati a ripetizione dal genitore o dallo zio di turno. Magari lo farà mentre studia la fisica con la mera illusione di poter dare una spiegazione alle magie viste e rimaste impresse nella mente perché “chi ama non dimentica”.

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Redazione On Line