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Poco più di 5 anni sono passati dall’approvazione della legge 68/2015 (ecoreati), ma molti ancora chiedono e discutono sui punti deboli di una legge che l’Italia attendeva da oltre 20 anni.

Il rapporto Ecomafia 2020 fotografa un impietoso aumento dei reati ambientali +23,1% nel 2019 rispetto all’anno precedente.

Si parla, infatti, di un boom di illeciti nel ciclo del cemento (11.484) che superano quelli contestati nel ciclo dei rifiuti (9.527).

Incrementano, inoltre, i reati contro la fauna (8.088) e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 episodi che registrano, secondo Legambiente, il 92,5% in più rispetto al 2018.

A contrastare tali fenomeni ancora una volta la legge 68, unica arma contro i reati ambientali. Da sola non basta. Essa rappresenta un valido strumento messo nelle mani delle forze dell’ordine e della magistratura, ma non bisogna mai abbassare la guardia soprattutto in momento come quello che stiamo attraversando dove le organizzazioni criminali sono maggiormente attive.

“Da 5 anni e mezzo è in vigore la Legge 68 (ecoreati). Ogni volta che mi hanno chiesto i punti deboli, ho sempre risposto: il parlamento avrebbe dovuto approvarla 20 anni fa!”.

Così il deputato del M5S Salvatore Micillo e primo co-firmatario della legge sugli ecoreati che prosegue: “10.419 persone denunciate, 3.165 ordinanze di custodia cautelare. Questi i numeri del rapporto ecomafie 2020 presentato oggi da Legambiente, ancora una volta, si citano i risultati positivi di una legge che mi ha visto come primo co-firmatario nel 2015”.

“Molti magistrati, forze dell’ordine e esperti nel settore – che ringrazio – continuano ad utilizzarla e a contrastare le ecomafie che sono ancora fortemente presenti nel nostro tessuto economico ambientale”. Così conclude il Deputato Micillo, componente della VIII commissione alla Camera dei Deputati.

Redazione