00 4 min 5 anni


NAPOLI- (di Elio Bove) Non era venuto per pettinare le bambole, ma per far dimenticare l’uomo dell’assalto al Palazzo, il Comandante che aveva acceso i cuori dei tifosi napoletani. Era venuto per far dimenticare Maurizio Sarri. Non era venuto per sconvolgere il gioco sincronizzato, perfetto e la gioiosa macchina da guerra del calcio, ma per perfezionare solo qualche meccanismo e portare il Napoli alla vittoria di almeno un titolo. Era venuto con il vento in poppa, accompagnato da una stampa amica e pronta a scommettere sulle sue vittorie. Insomma era venuto col curriculum in mano, per passare la frontiera del calcio più passionale d’Italia. Ora che molti si sono svegliati da questo sogno, dopo la batosta contro l’Arsenal, l’abbattimento si materializza nuovamente nei cuori dei tifosi del Napoli. Ma ci voleva l’Arsenal per capire che quando è arrivata l’ora, il pensionamento deve far chiudere le note baracca e baracchelle? Qualcuno mi sa dire perché il Nostro Carletto non ha trovato più posto sulle panchine più importanti del mondo? Quando ci sono di mezzo i figli e i mariti delle figlie, quando c’è di mezzo un padre-padrone mangia-allenatori, che ti accontenta su tutto e ti riempie il portafoglio,bisogna però pensarci più volte, magari con le bambole in mano. Forse questo avrà pensato il pacioso Carletto. E come cambia il mondo da luglio al giovedì santo, anche se c’è di mezzo un Arsenal non irresistibile. “L’è tutto sbagliato”, diceva il Ginettaccio Bartali, uno che non era solito annunciare il pettinare delle bambole, per mettersi nei panni dell’aziendalista del signorsì padrone. Eppure i tifosi del Napoli al suo sbarco avevano dimenticato l’assalto al Palazzo, la mentalità, il gruppo e la testa nera di Torino e il gioco del calcio tra i più belli in assoluto di tutti i tempi. “Come Murizio Sarri”, canta il Rapper Nasta. Bisognava essere come Maurizio Sarri, continuare sul solco tracciato da Maurizio Sarri, ma Maurizio Sarri sa essere solo Comandante e un volgare allenatore anche verso il suo Presidente e i calciatori viziati. Quindi bastava poco per non essere Maurizio Sarri, per vincere la scommessa, iniziando da una panchina, diventata refrattaria alla tuta e per ritrovarsi di colpo col deretano in giacca e cravatta. Ma la vera panchina non fa il monaco, al di là dell’abito. La vera panchina non porta a stravolgere i moduli, a snaturare i calciatori, a sbagliare la preparazione atletica, a credere che tutto sia possibile nella gara di ritorno contro l’Arsenal. Anche con il figlioletto accanto, sulla panchina bisogna faticare e sudare per arrivare diritto al pargoletto e ai calciatori, al solo scopo di far comprendere come si diventa vincente nella mentalità. Vorrei essere come Maurizio Sarri e non come Carletto Ancelotti. Vorrei essere Murizio Sarri, allenare il calcio e non i calciatori, costruire campioni ed emozionare popolo, tifosi, giovani e vecchi. Non vorrei essere come Carlo Ancelotti, con l’imbarazzo del figlio e del marito della figlia, con la testa rivolta al passato e con l’ansia di dover aggiornare il curriculum senza i campioni in campo.

Redazione