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La conferenza di servizi appena conclusasi in Regione Campania ha appena stabilito i siti definitivi dove verranno stoccati i rifiuti una volta spento l’inceneritore di Acerra. La provincia di Caserta ha gin da subito individuo, non senza polemiche, l’area in prossimità dello Stir di Santa Maria Capua Vetere; tuttavia come è accaduto già in passato, doveva guardarsi anche dalle scelte della ex provincia di Napoli, oggi Città Metropolitana. Le scelte napoletane, infatti, dallo scoppio della prima grande emergenza rifiuti fino all’individuazione dell’area da ad adibire a termovaloeizzatore, sono state sempre di delicalizzarle a confine con la provincia di Terra di Lavoro. Fino alle 13 di oggi i cittadini di Polvica, di Cancello Scalo, di Maddaloni hanno atteso con il fiato in gola la decisione finale in Regione. La Sapna, ovvero la società che per conto della Città Metropolitana di Napoli gestisce il sistema rifiuti, aveva individuato due aree molto più vicine ai loro centri abitati piuttosto che ai territori comunali dove insistono: piazzolla 2 in località Pantano ad Acerra, via Boscofangone zona Asi di Marigliano. Praticamente i vertici del Triangolo della Morte ricadenti sul confine con Caserta; zone di territorio che hanno già dato alle emergenze rifiuti, fortemente iperinquinate sia dalla gestione statale che da quella camorristica.
Poco fa in Regione la conferenza dei servizi ha definitivamente escluse le due zone.
Il sollievo però dura giusto un sospiro se si pensa allo stato attuale delle due zone.
MARIGLIANO
La zona individuata è in prossimità di un canalone dei Regi Lagni già oggetto di denunce passate relativamente a sversamenti abusivi e illeciti. Il Comune di Marigliano ospita da oltre undici anni (cioè dall’ultima emergenza rifiuti) oltre
50mila tonnellate di ecoballe proprio nel sito di località Boscofangone ove la Sapna avrebbe voluto stoccare ulteriori rifiuti. Ovviamente il tempo trascorso ha con alta probabilità determinato una contaminazione del suolo, del
sottosuolo nonché della falda acquifera in prossimità di tale sito. L’area è direttamente coinvolta, per prossimità e contiguità territoriale nel problema ambientale determinato dal sito cosiddetto “Agrimonda”, che è ancora in attesa di definitiva bonifica dal 1995, data dell’evento incendiario, bomba ecologica che ha contaminato i terreni e le acque di falda. Inoltre, sempre in prossimità, sono stati infividuati 23 siti inquinati di interesse regionale già
censiti e per i quali nulla è stato fatto.
ACERRA.
Pantano-Calabricito è la zona prossima all’inceneritore di Acerra, divenuta famosa prima ancora di questa costruzione per la nascita di pecore a tre zampe o con malformazioni craniche tali da apparire due teste, fenomeno strattente correlato alle fiscatiche abusive di rifiuti pericolosi e anche radioattivi per mano della criminalità. Alla fine di luglio detta zona fu oggetto di una circostanziata interrogazione parlamentare e una forte denuncia dell’on. Antonio Del Monaco, per il falso fertilizzante scaricato nelle zone di Masseria Calabricito e Lenza Schiavone che è risultato zeppo di plastiche. I terreni, coltivati qualche giorno dopo ha riportato veleni, operazione di scarico fuorilegge di materiale nocivo per la salute di tutti. Cicli storici direbbe qualcuno, perchè proprio a Masseria Lenza Schiavone nel 2014 furono sequestratati ben due ettari e mezzo di campi coltivati ad ortaggi, posti sotto sequestro per la presenza di metalli pesanti ed agenti tossici.Le analisi dell’Arpac a cui sono stati sottoposti i terreni evidenziarono la presenza di valori di berillo, diossine, cromo, rame, zinco, stagno e idrocarburi pesanti superiori alla soglia massima fissata per legge.
Il sollievo può durare solo il tempo di un sospiro, perchè oltre a dover tenere alta la guardia, occorrerebbe attivare subito le bonifiche di territori ad alta incidenza di malattie tumorali, sterilità e malformazioni genetiche strettamente correlati all’inquinamento.

Redazione On Line