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MADDALONI- E’ il momento delle sorprese giudiziarie e amministrative. Dopo che la Regione, «Settore regionale per il ciclo integrato delle acque e dei rifiuti»,  ha unilateralmente revocato l’esproprio dell’acquedotto abusivo in quota. Adesso,  è arrivato pure l’atteso pronunciamento della Corte di Appello di Napoli. Il giudice Antonio Quaranta (consigliere della seconda sezione civile) ha confermato la condanna per abusivismo (decretata dal Tribunale di Santa Maria C.V.) a carico del comune di Maddaloni. Ha confermato pure l’abuso reiterato per 93 anni (dal 1926 ad oggi). E’ legittimo l’indennizzo da corrispondere ai proprietari. La decisione più attesa e più temuta è stata solo temporaneamente sospesa. Fermate le ruspe: sulla richiesta di abbattimento del manufatto, la Corte di Appello si pronuncerà dopo una nuova perizia tecnica d’ufficio che dovrà «attestare lo stato dei luoghi e il funzionamento dell’acquedotto che fornisce tutto il centro storico pedemontano». «Perseguiamo in totale solitudine –precisa l’avvocato D’Alessio, proprietario della Torre Artus- l’intento di recuperare ben 25 mila metri quadrati di terreno vincolato (parte integrate di un monumento nazionale), occupati dalle tubazioni, e arrivare alla restitutio ad integrum di un’area dove sono stati abbattuti alberi secolari e parte della cinta muraria».

Redazione