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Una volta, nella politica che fu, le amministrazioni e gli amministratori avevano un primo bilancio delle attività a 100 giorni dalle elezioni.
La nuova politica ha completamente abbandonato l’idea dei 100 giorni. A maggior ragione San Felice a Cancello. A 54 giorni dalle elezioni plebiscitarie, Giovanni Ferrara e i suoi sono ancora fermi alla composizione della giunta.
Eppur si muove. L’idea di una giunta tecnica, giovane e innovativa è stata criticata prima di nascere e morta dopo i primi incontri. La nuova idea politica, il cambiamento tanto richiesto e promesso, ha segnato il passo al consueto e collaudato manuale Cencelli.
Sorvoliamo sull’efficacia giuridica delle dimissioni, presentate venerdì 5 luglio e indirizzate al segretario comunale, ripresentate lunedì 8 e indirizzate al presidente del consiglio comunale, ma sempre a mezzo pec che certifica l’invio e la consegna della mail ma non l’autenticità della sottoscrizione (sarebbe bastata la firma digitale del pdf allegato per garantirne la sottoscrizione e il sindaco Ferrara da commercialista lo sa bene).
Le dimissioni del Sindaco, prassi amministrativa ormai consolidata all’avvio di qualunque sindacatura, sono in dirittura di arrivo. Pronte per essere ritirate a favore dell’insediamento della vecchia politica. Pronta anche la nuova giunta: a Pignata e Savino, gli unici due reduci dalla prima giunta Ferrara, il primo perché incarna il superesperto che dovrà traghettare San Felice a Cancello fuori dal dissesto, il secondo perché è già espressione politica, si aggiungeranno la consigliera Martinisi e il decano Clemente De Lucia.
La giunta che doveva essere tecnica e politicamente fresca ora è tutta politica e di centrodestra.
Manca poco per l’ufficialità considerando che bisogna sistemare la Lega, proprio secondo il già citato Cencelli: presidenza del consiglio piuttosto che la tanto chiacchierata delega a sei mesi da affidare a Iaia.
Cosa resterà di questi primi 100 giorni?
Di sicuro nulla di nuovo.

Redazione On Line