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L’ente locale dovrà versare 60 mila euro a titolo di indennizzo per i danneggiamenti alle piante secolari, alla cinta muraria nonché all’area sottoposta a vincolo conseguenze dell’occupazione, senza titolo, di 25 mila metri quadrati di area collinare protetta con costruzione di un acquedotto in quota, composto da vasche in cemento e da un sistema di tubi a caduta, per garantire l’approvvigionamento idrico ai quartieri medioevali

MADDALONI- Uno strano stallo. Sul contenzioso, relativo alla costruzione dell’acquedotto costruito nella cinta muraria del castello nel 1926, è formalmente calato il sipario. A scrivere la parola fine, dopo 97 anni, è stata la Corte di Appello di Napoli. L’ente locale dovrà versare 60 mila euro a titolo di indennizzo per i danneggiamenti alle piante secolari, alla cinta muraria nonché all’area sottoposta a vincolo conseguenze dell’occupazione, senza titolo, di 25 mila metri quadrati di area collinare protetta con costruzione di un acquedotto in quota, composto da vasche in cemento e da un sistema di tubi a caduta, per garantire l’approvvigionamento idrico ai quartieri medioevali. Il comune non ha avversato la decisione. Riconoscendo l’abuso, l’indennizzo di occupazione dell’area passa da 500 a circa 1400 euro. Vicenda chiusa almeno nelle aule dei Tribunali. Eppure, gli eredi de’Sivo, in particolare l’avvocato Pasquale D’Alessio (proprietario della Torre Artus), ancora non ha avviato la fase esecutiva. Chiusa la lunga battaglia legale, nulla si muove sul versante dell’azione di tutela.

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Redazione