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Il boom di De Luca-Zannini giunge nella fase più delicata della discussione del limite dei due mandati per i Presidenti di Regione. Pare proprio che per De Luca si stiano spalancando le porte per altri cinque anni di Presidenza, alla fine dell’attuale mandato. Con il Pd o con la coalizione ampiamente sperimentata a Caserta, De Luca pensa solo a creare e mantenere il consenso e potrebbe aggregare ancora di più

Giovanni Zannini, il potente Consigliere regionale, fa il pieno alle elezioni provinciali. La sua lista, Provincia al centro, porta in Consiglio ben otto candidati su sedici. Eletta anche Angela Sferragatta, Consigliere comunale di Maddaloni. Rispettate quindi le previsioni della vigilia. Non era previsto invece il crollo del Pd, che riesce a far eleggere tre consiglieri, perdendone addirittura due rispetto alla passata consiliatura. Due fanno capo al Presidente del Consiglio regionale, Gennaro Oliviero, mentre l’altro al deputato Stefano Graziano. Bene Gianpiero Zinzi e la lista del Presidente, Giorgio Magliocca, con due consiglieri a testa. Chiude Fdi, con un solo eletto. Si rafforza e funziona alla grande lo schieramento di Zannini, che mette insieme gli amici di Forza Italia, Italia Viva ed Azione. Un raggruppamento forte e coeso, che lancia un chiaro segnale a De Luca. Se nel Pd non passa il terzo mandato alla carica di Presidente della Regione, De Luca può contare sugli amici di Caserta. Oramai collaudato il piano B di De Luca, il vero vincitore di questa tornata elettorale, che ha portato al voto i Sindaci e i Consiglieri dei 104 Comuni di Terra di Lavoro. Battuta sonoramente la commissaria del Pd, Susanna Camusso, ora può succedere di tutto nel partito di Elly Schlein. Il boom di De Luca-Zannini giunge nella fase più delicata della discussione del limite dei due mandati per i Presidenti di Regione. Pare proprio che per De Luca si stiano spalancando le porte per altri cinque anni di Presidenza, alla fine dell’attuale mandato. Con il Pd o con la coalizione ampiamente sperimentata a Caserta, De Luca pensa solo a creare e mantenere il consenso e potrebbe aggregare ancora di più. Si chiude così un’altra parentesi elettorale, sicuramente quella che merita maggiore attenzione per essere riformata al fine di ridare la parola agli elettori.   La cosiddetta “riforma Delrio”, dal nome dell’allora ministro del Governo Renzi per gli affari regionali e le autonomie, Graziano Delrio, del partito democratico, nel 2014, trasformò le province, antica ossatura istituzionale del Paese, in enti di secondo livello, riducendone le competenze e soprattutto affidando l’elettorato attivo ai soli sindaci e consiglieri comunali del territorio. Un ritorno al passato è auspicabile, per eleggere nuovamente e direttamente il Presidente e i Consiglieri della Provincia. Tra premierato, Autonomia differenziata, mandati e riforme varie, i cittadini hanno diritto avotare i propri rappresentanti. Le Province non contano quanto la Camera o il Senato o la Regione. Ma il voto popolare dovrebbe essere l’anello di congiunzione di tutte le elezioni.

Elio Bove