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Si loca. Smantellati i seggi elettorali, chiude la sede territoriale. Affittasi sede di ex partito di maggioranza relativa che, non essendo riuscito a vincere le amministrative, smantella l’unico suo punto di aggregazione pubblico ancora esistente sul territorio. Accade al Pd, partito liquido per eccellenza, perché la sede di piazza Umberto I (quella delle primarie, locali e nazionali, e della campagna delle ultime amministrative) è in locazione su un sito di una agenzia immobiliare locale. Il problema non è il legittimo aspetto immobiliare. Il dramma è politico: è l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che sono evaporati i partiti quale forma di aggregazione e partecipazione, luogo di incontro, scontro e discussione. Al loro posto funziona una chat su whatsapp. Così si rischia che la logica del confronto pubblico sia sostituita definitivamente da quella dell’ appartenenza privata. Le correnti lascerebbero così il posto alle tifoserie. Il «caso Pd» di Maddaloni merita alcune puntualizzazioni. Anzi, vale la pena di sollevare degli interrogativi. Può un partito che si accinge ad affrontare una difficile fase congressuale, dopo una tormentata stagione commissariale, non avere una sede? Può limitare la propria vita interna alle dinamiche elettorali? Così si spiegherebbe perché il Pd locale è riuscito a conquistare consensi significativi, ma non ad articolare una discussione interna post elettorale compiuta, rilevabile, che abbia lasciato delle tracce significative. Un partito di maggioranza relativa, che non nasconde la sua vocazione maggioritaria e la sua ambizione a guidare la città, non può essere ridotto alla somma algebrica dei consensi conquistati dai singoli. Così il partito retrocede ad un ammasso indistinto di comitati elettorali, buoni a collezionare consensi ma incapaci di pensare o articolare strategie politiche. Tutti questi nodi, e molti altri ancora, dovranno essere sciolti nel congresso cittadino di cui ancora non si intravedono orizzonti temporali certi. La sede che non c’è è l’aspetto, visibile  e divertente, di una crisi tutta da risolvere. Il partito, che dopo le dimissioni di Maurizio Reitano, è passato sotto la reggenza di tre sub commissari. Sarebbero stati i sub commissari a trovare e gestire la sede che adesso è stata smantellata. Quindi i sub commissari gettano la spugna? Se entro quindici giorni non ci saranno chiarimenti sulla celebrazione del congresso, il partito senza sede potrebbe vivere momenti di forte fibrillazione interna. Il partito, con una propria casa e una riconoscibile progettualità, ha un futuro. Un partito senza sede, senza congresso e dilaniato dal toto sindaco rischia di imboccare la strada della scissione interna. Ogni riferimento alle eccellenti esclusioni di fine luglio(leggasi il caso Razzano) è puramente volontario

bocchetti