00 4 min 3 anni
Il silenzio inspiegabile dei consiglieri comunali e dei movimenti politici. Sempre assenti sui problemi ambientali reali

MADDALONI- Arriva il vento e non si vive più e nemmeno si lavora. Le raffiche di grecale si sommano alla movimentazione terra senza dispositivi di cattura del terriccio sciolto. L’effetto è terrificante: nuvole di polveri continuano ad abbattersi su Maddaloni Superiore, i Formali, via Ponte Carolino. E scatta la protesta: i residenti e soprattutto i gestori delle attività commerciali sono costretti a vivere barricati in casa. Sui cantieri per la costruzione dell’Alta Velocità ferroviaria Bari-Napoli, viene rilanciata l’accusa di «attività edilizia ad impatto non controllato» sul territorio. Polveri bianche sui tetti, sui balconi, nelle case e in tutte le aree residenziali aperte.  Ormai, non si vive più, non si lavora in sicurezza e nemmeno più le sane passeggiate o l’attività all’aperto non sono più consentite. Una situazione insostenibile per chi delle attività di ristoro, ritrovo, meeting e cerimonie (come l’Osuarg lunch bar) ha fatto un lavoro, produce reddito e occupazione per 12 persone. Peggio del lockdown. Con le raffiche di polvere, i clienti sono in fuga. Non si contano i danni, gli abbandoni del locale e pure qualche recensione on line negativa. Danni si sommano a danni. Chi paga la mancanza di controlli? Ieri e oggi, gli operatori si sono rivolti alla Polizia Municipale. Hanno avvertito e segnalato i disagi insostenibili ai Carabinieri e alla Polizia. Di nuovo è stato segnalato al sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria del territorio, la mancanza o carenza del sistema di captazione delle polveri (irrigazione diffusa delle terre di scavo alimentata dall’acquedotto e utilizzo di pareti di protezione). Ma c’è chi punta il dito sull’intera filiera produttiva. «E’ da due anni –insiste Giuseppe Grauso, imprenditore- che segnaliamo la necessità di sottoporre a verifiche e controlli l’attività estrattiva, quella di scavo, trasporto e triturazione degli inerti calcarei e delle terre di scavo. E puntualmente, ci ritroviamo a combattere la guerra delle polveri che penetrano nelle abitazioni privati e in ogni angolo dei locali commerciali. Così, si distrugge un’economia e si rende un’inferno la vita di chi vive in queste zone. Non si può tacere: il lavoro non è uno sfizio privato ma una risorsa sociale che va difesa soprattutto in questa congiuntura economica così difficile». E’ ripartita la guerra delle polveri: dopo la richiesta dei danni delle attività commerciali, sono le associazioni a chiedere l’accesso ai dati sull’inquinamento atmosferico. Su questo argomento, come da tradizione, si colleziona il silenzio del Consiglio Comunale, di tutte le commissioni e di chi professa l’ambientalismo militante. E’ facile discettare di buche e argomenti amministrativi fumosi. E’ difficile cimentarsi con i problemi reali delle persone che vivono il disagio sulla propria pelle.

Redazione