00 3 min 4 anni

Associazione per delinquere, tratta degli esseri umani, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione, sono i reati di cui sono accusate le persone nei cui confronti sono state eseguite questa mattina, sette delle dodici misure cautelari emesse dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze. Si tratta di cinque custodie cautelari in carcere, una ai domiciliari e di un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La richiesta dei provvedimenti era stata effettuata dalla Direzione distrettuale antimafia al termine delle indagini svolte dalla Squadra mobile di Siena nell’ambito dell’operazione “Agadez”. Gli indagati sono un uomo italiano e sei donne di nazionalità nigeriana, rintracciati con la collaborazione delle Squadre mobili di Foggia, Torino, Cuneo, Chieti e Pistoia. L’attività investigativa ha preso il via nel 2016 dopo che le volanti di Siena avevano svolto numerosi interventi per liti tra prostitute che si contendevano il “posto di lavoro”. Quegli interventi evidenziarono la presenza sul territorio di una notevole quantità di prostitute di origine nigeriana e ghanese, sulla quale la Mobile iniziò ad indagare. Dopo numerosi appostamenti e intercettazioni telefoniche, svolte anche con la collaborazione di alcuni interpreti, gli investigatori hanno scoperto che il tutto era organizzato da un gruppo criminale che si arricchiva sfruttando le giovani ragazze africane, alcune delle quali minorenni. Gli sfruttatori reclutavano le vittime nei loro paesi di origine e poi le facevano entrare clandestinamente in Italia al termine di un viaggio infernale che prevedeva l’attraversamento del deserto sahariano e un lungo soggiorno nelle “connection houses” libiche, veri e propri lager dove le ragazze venivano schiavizzate nell’attesa di essere imbarcate. Il viaggio costava diverse migliaia di euro e le giovani erano obbligate a ripagarlo prostituendosi, impegnandosi anche con riti di stregoneria Voodoo, con i quali le ragazze si convincevano di poter morire o diventare pazze se non ripagavano il debito. Gli ingenti guadagni dell’organizzazione venivano reinvestiti dalle “madame” acquistando immobili nei loro paesi di origine o per finanziare l’arrivo di ulteriori ragazze da mettere in strada.
Fonte: Sala Stampa Polizia di Stato

Redazione On Line