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MADDALONI- I conti non tornano. La rifondazione del welfare sovracomunale non si farà. La prima «Azienda speciale dei servizi sociali» della provincia sarà un sicuro aborto amministrativo. Tra i sindaci di Maddaloni (ente capofila) e quelli di Valle di Maddaloni, Santa Maria a Vico, Arienzo, Cervino e San Felice a Cancello le divergenze di vedute (in materia gestionale e finanziaria) sono incolmabili. Il sindaco Andrea De Filippo ha ufficializzato pure la rottura all’assessore regionale Lucia Fortini.

Andrea De Filippo (Maddaloni) e Francesco Buzzo (Valle di Maddaloni)

Allora, sindaco ci spiega cosa sta succedendo e quali sono le motivazioni alla base delle divergenze?

Il problema è statutario (legato all’articolo sei) ma è soprattutto finanziario cioè sull’equa ripartizione dei compiti e delle spese. Dico subito: c’è la richiesta di ripartire le spese in base agli abitanti e le decisioni secondo principi di pari dignità.

Per capire, Maddaloni ossia il comune più grande paga di più e tutti hanno pari peso decisionale. E’ così?

Proprio così. E’ la discordia sull’articolo sei. Il principio è questo: uno vale uno. Il voto di ogni comune vale quello di un altro (indipendentemente dal numero di cittadini). Il problema è che le spese dell’ambito sono circa 800 mila euro. Di queste quasi 400 mila euro sono in capo al comune di Maddaloni. E qui che c’è la sperequazione: spese divise e decisioni egalitarie. Sul caso, ho investito anche l’assessore Fortini. Ho posto questo esempio: se nell’ambito ci fossero sei comuni (delle nostre dimensioni) insieme a Napoli, il nostro voto varrebbe di Napoli? Mentre a Napoli verrebbero addossate la quasi totalità delle spese? Un sistema del genere è equo e può funzionare?

Posta così la questione, siamo giunti ad un punto di non ritorno. Che si fa?

Pongo anche io una domanda. Ma se chiedessi ai consiglieri comunali di Maddaloni di votare e approvare un sistema che ripartisce le spese in base agli abitanti e non le decisioni, credo che giustamente, si rivolterebbero. Pertanto, senza troppi giri di parole l’Agenzia speciale non si può fare.

E quindi?

E quindi ho fatto tre proposte. Primo, ho offerto il ruolo di ente capofila d un altro comune dell’ambito C2; secondo, procedere alla costituzione di un consorzio; terzo, introdurre criteri di partecipazione in parti uguali che cancellino la sproporzione tra spese e benefici ossia dividere le spese in parti uguali.

E quali sono state le risposte?

Nessuno è d’accordo. Dobbiamo uscire dall’ambiguità di scaricare le spese su qualcuno. E poi magari lasciare campo libero a situazioni dove si costituiscono (su altri principi) maggioranze sempre contro qualcuno. Fino al paradosso estremo che c’è chi paga più di tutti ma può essere in minoranza sebbene rappresenti la maggioranza. Queste alchimie e giochetti dell'”uno vale uno” non fanno per noi. Così, è meglio lasciare le cose come stanno.

Scusi, ma l’organizzazione attuale va bene?

Diciamo due cose. Primo: la maggior parte dei servizi sono stati riattivati. E poi c’è il solito problemi dei problemi (che legittima e rafforza la nostra contrarietà alla “politica dell’uno vale uno”) e cioè non sono partiti i servizi che prevedono la compartecipazione dei comuni. E’ finita l’epoca che solo alcuni comuni e alcuni contribuenti si accollino gli oneri e i costi dei servizi di cui beneficiano tutti. Anche questa è una sperequazione insostenibile. Rivendichiamo le nostre posizioni così come riteniamo risibile le dichiarazioni di alcuni che invocano un commissario. Non si commissariano le casse dei contribuenti maddalonesi per garantire i servizi a anche a chi non paga.

Vi sono ancora delle pendenze?

Certo che ci sono. Per esempio san Felice a Cancello deve 600 mila euro. Anche cervino debve dei soldi. E stiamo ancora pagando i debiti accumulati anni addietro. Adesso, ci ribelliamo alla logica che scarica sugli altri i costi gestionali.

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Redazione