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MADDALONI- Lo Stivale si è capovolto: è il quadro sorprendete che esce fuori dalla narrazione delle “Zone Zes” nell’era a trazione salviniana. Siete ferventi sostenitori dell’autonomia differenziata delle aree virtuose del Paese? Le uniche e le sole dove veramente si lavora, dove c’è c’è legalità e si respira aria di Europa? Si proprio nelle vostre teste vorremmo inserire un tarlo. Da mesi si parla di Zone Zes (zone economiche speciali) per le aree svantaggiate, quelle sperimentate con successo in Cina nella zone più depresse. Giocoforza da realizzare al Sud e in particolare anche in Campania e quindi anche nel bacino dell’Interporto Sud Europa. E invece no, vi sbagliate. Perchè questo strano lembo di terra immerso nel Mediterraneo è rigorosamente diviso in due quando bisogna distribuire meriti e infrastrutture: da una parte il bene, il lavoro, la virtù e la luce (attributi esclusivi delle Padania) e dall’altro il male, l’ombra, il degrado declinato in tutte le accezioni possibili da quelle economiche a quelle amministrative, da quelle finanziarie a quelle socio-antropologiche. Ma quando bisogna discutere di iniziative perequative, il Paese diventa uno solo. Incredibile ma vero. Nessuna differenza. Così, ben 30 sindaci del Polesine sono scesi in campo per la Zes a Rovigo. Hanno incontrato il prefetto accompagnati dai rappresentanti di Confindustria di Venezia e Rovigo. Ed ecco le stupefacenti dichiarazioni di Vincenzo Marinese (presidente confindustria Veneto): “Abbiamo necessità di crescere, di far rimanere i nostri giovani nel territorio e di attrarre nuovi giovani. Questo è un progetto inclusivo e scrivere al presidente della Repubblica significa sottolineare che non ci sono due Italie, del Sud e del Nord, un’Italia ricca e una povera, ma c’è un’Italia che deve diventare il primo paese manifatturiero al mondo”. Prima affermazione: abbiamo necessità di far rimanere i nostri giovani sul territorio. Tradotto: gli altri possono e debbono migrare. Insomma, se si spopolano le regioni meridionali (ed è intatto un esodo, nonostante la vulgata di terroni pelandroni) poco male. Seconda affermazione: non ci sono due Italie. Non si comprende: ci sono due realtà distinte e distanti per l’autonomia e non ci sono per gli incentivi delle Zone Zes? Terza affermazione: l’Italia deve diventare il primo polo manifatturiero del mondo ma di quale parte del paese stiamo parlando? Della Padania ovviamente dove i giovani non debbono migrare. Così mentre una manina ha tentato di sottrarre il controllo dei fondi strutturali europei al controllo centrale (70 per cento destinati al Sud), ecco pure l’affondo al ministro del Mezzogiorno. Lo fa Antonio Laruccia, sindaco di Trecenta: “La ministra Lezzi farebbe bene a fare un giro nel Polesine. La nostra popolazione vive uno spopolamento che è terrorizzante. Ogni anno 500/600 giovani abbandonano il Polesine per andare altrove”. Capito? L’autonomia è solo per i virtuosi. E tu terrone non lo sei. Ma le Zone Zes invece sono per tutti perchè il paese è unito, sempre e solo quando bisogna dividersi anche i fiondi per le aree svantaggiate.

Redazione