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di Luigi Ottobre

Il Cagliari batte l’Atalanta a Bergamo e acciuffa gli orobici al quarto posto a quota 21, in attesa di Milan-Lazio di stasera. Dovessero i biancocelesti battere i rossoneri ci sarebbe un terzetto davanti al Napoli settimo con 18 punti

Un raggio di luce in un autunno divenuto all’improvviso piovoso ma già grigio da alcune settimane nel capoluogo partenopeo, contraddicendo con la definizione che vuole Napoli essere la città del sole. E il ko nel derby del sole contro la Roma lancia un segnale – l’ennesimo – alla squadra di Ancelotti: è ora di rimboccarsi le maniche. Perché non dare seguito ai proclami estivi di una stagione da protagonisti già è fonte di un’amarezza che ha quasi il sapore di presa in giro; non arrivare nei primi 4 posti quando tutto sarà finito sarebbe catastrofico, sotto il profilo sportivo e quello economico-societario.

È il caso ora di prendere atto che l’attuale dimensione del Napoli si chiama qualificazione Champions: non quella quasi matematica agli ottavi dell’attuale manifestazione – dove l’avventura partenopea non potrà continuare oltre un certo livello – ma a quella della prossima stagione, necessaria per non interrompere un processo di crescita tecnica avvenuto costantemente negli anni che altrimenti potrebbe andare incontro a un ridimensionamento. L’obiettivo minimo e scontato a inizio anno ora è quello massimo, senza dimenticare quella Coppa Italia di solito percepita più come un disturbo ma tante volte ancora di salvezza di un’intera stagione.

Il quarto posto dista solo 3 punti, grazie al Cagliari vittorioso a Bergamo: quel Cagliari che espugnando il San Paolo inceppò la macchina azzurra; quell’Atalanta uscita con un punto da Fuorigrotta tra mille polemiche. Intrecci di un campionato lungo ancora un inverno e una primavera.

Intanto che Ancelotti trovi il bandolo della matassa, c’è da organizzare una gita al Santuario di Pompei per una benedizione contro i continui legni colpiti dai giocatori azzurri. Ovviamente la sfortuna non deve essere un alibi così come le ennesime reti sbagliate. L’incapacità di tradurre in gol le tante occasione create inizia ad irritare e la sfortuna centra fino ad un certo punto. Essa è invece figlia di un difetto di fabbrica congenito e di un mercato errato nei tempi condotto alla ricerca del grande nome ma impossibile da raggiungere. Tradotto: nessun bomber implacabile presente nella rosa partenopea.

Assistere allo spreco di occasioni è divenuta ormai una ricorrenza ineluttabile, manco fosse un giorno festivo che si ripresenta puntualmente ogni anno. Ad Ancelotti il compito di scuotere una squadra lontana parente anche di quella dello scorso anno da lui guidata; al tecnico spetta il dovere di trovare le soluzioni ai problemi di cui anch’esso e causa. Il tutto per eliminare la sgradevole sensazione che la stagione partita sotto i migliori auspici possa trasformarsi in una delle peggiori degli ultimi anni, da quando sedeva in panchina un certo Rafa Benitez.

Luigi Ottobre