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Dieci anni fa ci lasciava Lucio Dalla e siamo sicuri che tantissime persone ricordano ancora perfettamente cosa stessero facendo, dove e con chi si trovavano quando le agenzie (e i social ancora ai primi non nevrotici vagiti) iniziarono a battere i primi increduli dispacci che annunciavano la morte, a 69 anni, di uno dei più grandi artisti del Novecento per un arresto cardiaco. Una morte arrivata inattesa a pochi giorni da un compleanno diventato nel tempo quasi una festa nazionale. Quel 4 MARZO, celebrato in una delle sue canzoni più belle e rappresentative, autobiografia in musica di un genio assoluto dell’epoca moderna. Una morte che ancora oggi si fa fatica ad accettare nonostante l’ingente patrimonio musicale e lessicale lasciato dal cantautore bolognese. Una morte arrivata a pochi giorni dal termine di una inaspettata partecipazione al Festival di Sanremo, evento nel quale poco si incorniciava l’estro di Lucio, pur vantando cinque partecipazioni totali. Un favore personale all’amico di una vita, Gianni Morandi, quell’anno al timone di un’edizione con il podio tutto rosa dove trionfava Emma Marrone, seguita da Arisa e Noemi e dove Lucio Dalla accompagnava, tra direzione di orchestra e leggero contributo vocale, il giovane Pierdavide Carone, ennesimo esordiente sul quale Dalla aveva buttato i suoi occhi esperti dove aver scoperto ragazzacci bolognesi come gli Stadio, Luca Carboni, Samuele Bersani, artisti che hanno gentilmente ricambiato con affermazioni, vittorie e successi discografici.

Lucio Dalla e Gianni Morandi: trionfale la loro collaborazione nel 1988

Definire Lucio Dalla semplicemente un cantautore è quasi un delitto efferato. Più giusto dire che è stato un dispensatore di perle uniche ed inimitabili che hanno unito la musica con la letteratura, le note con la poesia, la composizione con gli sguardi unici di una personale terrazza affacciata sul mondo. Lucio Dalla ha saputo vedere ogni sfumatura tra fantasia, immedesimazione, poesia, scaltrezza e tantissima umanità (“Anna e Marco” affrontava con apparente leggerezza il tema della disabilità nel 1979). Canzoni di una popolarità a tratti sconvolgente e riflessioni che hanno descritto, anche un ventennio prima, le strade che avrebbero preso il mondo. In questi giorni drammatici risulta quasi profetica la sua “Futura”, brano che ha segnato intere generazioni e scritta davanti al Muro di Berlino anni prima dell’abbattimento, sognando una meravigliosa storia d’amore di una coppia divisa tra le due Germanie. Quei versi, “I russi…i russi… gli americani… No lacrime non fermarti fino a domani. Sarà stato forse un tuono, non mi meraviglio, non fermarti fino a domani…dove sono adesso le tue mani…”, riecheggiano ribelli e struggenti in queste notti di bombe e sangue sulla sponda russa.

Lucio Dalla in uno scatto con il famoso look anni ’80

Se riflettiamo per un attimo, senza elevarci a critici raffinati, possiamo ricordare Lucio Dalla come un simbolo indiscusso del pop, senza che però si sia mai calato calato in quelle vesti che sicuramente gli sarebbero andate strette. Dieci anni senza Lucio Dalla che ha trovato il tempo anche di conquistarsi un posto al cinema senza mai comparire. Solo a lui poteva riuscire un’impresa del genere. Nel “Borotalco” di Carlo Verdone con Eleonora Giorgi/Nadia Vandelli ossessionata del mito di un Lucio anni ’80. Un film girato senza il suo consenso e con il suo nome, nei crediti musicali, messi ben in evidenza sul manifesto. Un film che ha rischiato di non uscire, un film che oggi si recita quasi a memoria. Lucio Dalla è stato grande in ogni cosa che ha fatto. Sono dieci anni che ci manca ma siamo già pronti a telefonargli tra vent’anni (come il titolo di un altro grande successo) per raccontargli di questo mondo che invece di lanciare canzoni, tra le strade e tra la gente, fa partire aerei per abbattere essere umani.

Lucio Dalla, il bolognese di Napoli che sognava almeno tre volte al giorno di vivere all’ombra del Vesuvio. Davanti al “Golfo di Surriento” compose la lirica che ha conquistato il mondo ed ha aperto le porte e il pianoforte della sua casa Museo a Gigi D’Alessio, perché Lucio delle etichette non sapeva proprio cosa farsene. Caro Lucio, ci manchi tanto, perché ogni tua canzone era un evento che arrivava nella nostra vita lasciando un segno profondo. Mentre mettiamo su un tuo disco, rigorosamente in vinile, aspettiamo ancora di vivere la nostra sera dei miracoli che sicuramente avrà in sottofondo una tua canzone…

Vincenzo Lombardi