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I fischi e l’orgoglio dei calciatori riaprono la partita. Il bilancio delle ultime prestazioni

Chi sa di calcio, deve rassegnarsi. Meglio non illudersi e considerare il 2° tempo del Napoli come un scatto di orgoglio messo in campo dai calciatori, consapevoli del significato dei fischi alla fine della prima frazione di gioco. Calciatori che probabilmente non condividono le idee dell’allenatore, ma capiscono che cosa esprime per i tifosi e per la città una sconfitta che sa di vergogna. Un primo tempo, quello del Napoli, che non è facile da commentare, soprattutto se si è tifosi e amanti del calcio. Il Milan ha infierito contro un avversario suonato, come il pugile che fa da sparring partner. Ma è stato anche un Milan presuntuoso e lezioso per non aver chiuso la partita. Gli errori si pagano! Nessuno del Milan avrebbe pensato ad un Napoli, che nella ripresa in poco più di venticinque minuti potesse rimediare più per dignità che per gioco e superiorità dell’avversario. E’ stato Raspadori a salvare la panchina di Garcia. Addirittura il Napoli ha rischiato di vincerla nei secondi finali con Kvaratskhelia, ma anche di perderla con Calabria, che manca a pochi passi dalla porta il colpo di testa vincente. I due calciatori che hanno dato vita al duello più avvincente della serata. Si chiude così il ciclo di partite che avrebbe dovuto segnare il destino di Garcia. Due punti persi contro il Milan, una vittoria con una sola azione contro l’Union Berlino e la vittoria contro il Verona con una prova non convincente, per aver subito troppo gli avversari. Il Napoli di Spalletti non esiste più! Al suo posto c’è quello di Garcia del 4-4-2 e delle strane sostituzioni nelle riprese. Ieri è toccato a Zanoli sostituire Politano, il migliore in campo, con Lindstrom, costato 25 milioni, ancora in panchina. Ha badato, l’allenatore francese a non prenderle, perché per lui i pareggi sono più importanti della vittorie, quando si rimette in discussione il risultato come è successo contro il Milan. Non ha capito che a Napoli si gioca per vincere e non per pareggiare le partite. In un colpo solo, dimostra che non riesce a valorizzare i calciatori, non ha una mentalità vincente, non riesce a dare un’identità di gioco alla squadra e non sa leggere le partite. Allora perché siede sulla panchina del Napoli? Al momento atteniamoci al fatto più importante: lo scudetto sulle maglie dei Campioni d’Italia è già scucito e viaggia in direzione nord, con probabile destinazione Milano.

Elio Bove