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di Luigi Ottobre

Chi non conosce al giorno d’oggi la tradizione tutta napoletana del “caffè sospeso“, l’usanza nata e sviluppatasi nella società partenopea di un tempo secondo la quale era abitudine lasciare al bar un caffè pagato per coloro più impossibilitati a gustarne la sua bontà. Un’abitudine scaturita dal buon cuore degli abitanti all’ombra del Vesuvio, la cui generosità e solidarietà sono oggi proverbiali. Col tempo questa tradizione ha conosciuto un suo declino, ma la magnanimità dei napoletani si è potuta esprimere attraverso altre forme o in altri contesti.

Consideriamo ad esempio il mondo del pallone: da qualche tempo a questa parte, agli inizi della stagione sportiva, si fanno i migliori propositi circa le possibilità di vittoria dello scudetto, un po’ come il 31 dicembre ci si ripromette di essere più buoni per l’anno che verrà. Questa volta poi, gli annunci sono stati chiari e tondi, a differenza degli altri anni quando la parola scudetto non veniva pronunciata per paura di essere fulminati o si era vaghi, facendo capire che le intenzioni erano buone ma era meglio far finta di niente. E così mentre Ancelotti si prende la responsabilità di dire che la sua squadra era pronta per competere fino in fondo, il presidente De Laurentiis affermava davanti ai suoi tifosi di voler vincere, e lo faceva a Dimaro, nel bel mezzo della preparazione della stagione iniziata due mesi fa.

Ma né Ancelotti né De Laurentiis sono napoletani e non hanno fatto i conti con il buon cuore partenopeo. “Noi lo scudetto lo vogliamo vincere, ma perché dobbiamo offendere gli juventini e togliergli un titolo che hanno da ben otto anni? Sarebbe scortese, una mancanza di rispetto”. E poi, “perché, se proprio devono perderlo dopo tutto questo tempo, dobbiamo togliere all’Inter – che pure ha avuto i guai suoi – lo sfizio di batterli? Meglio lasciare a loro questo onore”. E così ieri “Juve e Inter pareggiano e abbiamo la possibilità di recuperare punti? Un momento, se non vincono loro nemmeno noi dobbiamo farlo, altrimenti dove finisce la nostra solidarietà?”.

E allora lasciamo lì questo scudetto, sospeso, come il caffè, nel caso in cui qualcun’altro ne avesse bisogno. Diamo precedenza agli altri. Perché non c’è niente da fare: siamo di cuore.

Luigi Ottobre